Le badanti e le famiglie che le accolgono. La cronaca ci racconta di continui conflitti, in vari casi maltrattamenti, da una parte e dall’altra. Non si racconta mai invece del legame affettivo che si crea tra badante, assistito e le loro famiglie.
La famiglia Bocci accoglie Gabriela nel 2007, quando l’amatissima nonna Rosa si ammala. Una donna che seppur anziana aveva continuato ad amare la lettura, a scrivere poesie e che era un punto di riferimento per tutti. Quando inizia a star male il dolore di vedere spegnersi poco a poco una persona finora così forte, si somma alla fatica dell’accudimento, alle notti in bianco della nipote Rita e della figlia Anna. Così il fratello, che non vive più in casa con loro, inizia a cercare un aiuto. Dopo vari colloqui, trova Gabriela.
Rita la descrive come un vero e proprio dono “non solo sapeva prendersi cura di nonna Rosa con amore e competenza, ma anche di me e mia madre che eravamo stordite dal dolore. Insomma se ci mettevamo calzini di colore diverso, c’era lei a farcelo notare” Rita con amara ironia descrive quel periodo. Quando qualcuno in casa si ammala, cambia la vita dell’intero nucleo familiare e Gabriela è riuscita a prendere in mano la situazione e a gestirla al meglio “si è fatta subito volere bene-prosegue Rita- perché è riservata, mai invadente, ma anche socievole.” Gabriela è una donna curiosa, si è innamorata di Siena, delle sue tradizioni. Ama il Palio e la contrada tanto da essersi battezzata nella Lupa.
Dopo la morte della nonna Rosa, la famiglia Bocci ha proposto a Gabriela di restare con loro perché come mi dice Rita “ormai fa parte della nostra famiglia, per mia madre è come me, un’altra figlia”.
Selene Bisi