Pier Ferdinando Casini: “Nel Mediterraneo cerchiamo la soluzione ai problemi energetici”

E’ tornato a Siena questa mattina Pier Ferdinando Casini, che ha tenuto una lezione al dipartimento di scienze politiche e internazionali dell’Università degli studi di Siena. “Mediterraneo chiama Italia ed Europa. Riflessione sulla culla delle religioni monoteiste” il titolo dell’intervento tenuto al polo didattico Mattioli dall’ex presidente della Camera dei deputati. Il quale ha svariato tra vari argomenti geopolitici, affrontando le questioni più calde dell’attualità internazionale relativamente ai Paesi che sono bagnati dal Mediterraneo e non solo. Mentre Casini ha preferito non commentare le ultime vicende relative a Banca Mps: “Non saprei dire – ha dichiarato il senatore – quale potrebbe essere la soluzione migliore per il suo futuro”.

Casini è arrivato al polo didattico Mattioli accompagnato dal direttore del dipartimento di scienze politiche e internazionali Gerardo Nicolosi e dal professor Massimo Bianchi. “Agli studenti – ha detto – parlerò della geopolitica di oggi. Quello che sta avvenendo in Ucraina, ad esempio, non era ipotizzabile. I fatti oggi stanno avvenendo con tempi più veloci rispetto alla nostra capacità di previsione. L’Europa è ad un bivio, e i Paesi europei da soli non possono andare da nessuna parte”.

E ancora: “Il Mediterraneo rappresenta solamente il 2% della superficie acquatica mondiale, tuttavia in esso transita il 20% del traffico commerciale del mondo. Oggi viviamo migrazioni straordinarie che sono dovute a più fattori: in primo luogo le persone che stanno male sono spinte ad andare in luoghi nei quali credono di poter stare meglio, poi dobbiamo pensare alla desertificazione che colpisce varie aree e anche al tema della sicurezza in zone che sono infestate dal terrorismo”. “Come stiamo vedendo in questi giorni – ha detto ancora Casini – anche la chiave del nostro problema energetico viene cercata nel Mediterraneo. Il presidente del Consiglio Mario Draghi è infatti ad Algeri con l’intento di andare a colmare una parte del deficit che deriva dalla Russia”.