“Siamo ancora molto lontani dalla soluzione del problema – continua Cenni – e ne riceviamo conferma dalle indagini, condotte sul territorio e a livello nazionale, sulla violenza di genere. L’Osservatorio per le politiche sociali della Provincia di Siena indica, infatti, un aumento del 10% del numero di donne che si sono rivolte quest’anno ai tre centri antiviolenza presenti sul territorio. La cosa ancora più grave è che gran parte delle donne vittime di violenze non denuncia il suo aggressore, che spesso si rivela essere il coniuge o il partner. Questi dati si riscontrano anche a livello nazionale. Poco più di un mese fa ho avuto occasione di partecipare come relatrice a una tavola rotonda internazionale, organizzata dall’associazione Dire, rete delle associazioni e dei centri impegnati nella lotta contro la violenza sulle donne, che si è svolta a Roma. Si trattava di un incontro che ha visto la partecipazione di donne provenienti da tutta Europa e da altri Paesi del mondo, durante la quale sono emerse le problematiche che ancora esistono per le donne e il troppo poco sostegno dato ai centri antiviolenza”.
“La tavola rotonda di Roma – continua la deputata toscana – è stata un’occasione per riflettere anche sulle scarse politiche adottate nel nostro Paese per combattere questa grave piaga. A oggi, infatti, non esiste ancora una legge quadro per la tutela delle donne, un insieme di normative che vada oltre il diritto penale e che tenga maggiormente in considerazione il ruolo della prevenzione. Durante un incontro che abbiamo avuto in settimana, come parlamentari del Pd, con le donne di ‘Dire’, le stesse organizzatrici della tavola rotonda di Roma, è stata condivisa l’idea che la sola legge sullo stalking, approvata durante il Governo Berlusconi, per quanto importante, non basta. Da tempo le istituzioni europee e i coordinamenti delle reti di donne stanno definendo indirizzi e linee guida per sostenere politiche efficaci, a partire da una strategia globale di contrasto. L’Italia però, è ancora molto indietro in questo percorso”.
“Dobbiamo provvedere assolutamente – continua Cenni – a firmare la Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne, ratificata quest’anno da 16 Paesi membri dell’Unione europea, tra le quali non figura l’Italia. È un’assenza troppo pesante da un contesto europeo che sta gettando le linee guida per la risoluzione di questo problema. Accoglienza e sostegno, prevenzione, rimozione degli stereotipi di genere, educazione al rispetto tra i sessi, efficacia e integrazione delle strutture sanitarie e sociali, pubblica sicurezza, conoscenza dei dati basata su analisi costanti e rigorose. Sono tanti le questioni da affrontare parlando di violenza contro le donne, per questo serve una normativa quadro completa che possa intervenire sul nostro Paese a macchia di leopardo, con l’istituzione di un osservatorio permanente sul fenomeno. Come parlamentari del Pd ci siamo impegnate a utilizzare ogni strumento per ottenere, all’interno di questa legislatura, un’Italia che sia più rispettosa delle donne, delle loro vite e dei loro diritti. Un’Italia, quindi, più civile e democratica”.
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