L’ex presidente del Consiglio Regionale della Toscana Alberto Monaci incalza il governatore Enrico Rossi sulla sanità. In una lettera inviata alla stampa Monaci invita il presidente toscano a recuperare la proposta del Governo Renzi per l’unificazione delle aziende sanitarie con quelle universitarie.
«Il disegno di legge di stabilità per il 2016 licenziato dal Governo e firmato dal presidente Mattarella per la trasmissione alle Camere a fine ottobre 2015 prevedeva la possibilità per le Regioni non sottoposte a piani di rientro di poter accorpare in un’unica azienda le aziende sanitarie e le aziende ospedaliero universitarie insistenti in quel territorio. La proposta del Governo andava dunque incontro alla richiesta avanzata – allora improvvidamente – dal Presidente della Regione Toscana nel dicembre 2014, allorquando annunciò, di voler riformare il sistema sanitario toscano proprio in quella direzione, benché la legge lo impedisse.
L’alzata di scudi fu unanime, proprio per l’illegittimità della proposta, ma anche (da parte del sottoscritto, allora presidente del Consiglio regionale, sicuramente) perché l’iniziativa voleva essere fatta sulla testa delle università, il luogo di formazione dei medici, senza alcuna garanzia di come sarebbe stata garantita proprio la primaria funzione formativa delle nuove leve della sanità.
La proposta del governo Renzi, invece, si configurava come un’iniziativa equilibrata, perché prevedeva sì l’incorporazione delle aziende ospedaliero universitarie in quelle sanitarie, ma “secondo modalità definite preventivamente con protocolli di intesa tra le regioni e le università interessate, da stipularsi ai sensi del decreto legislativo 21 dicembre 1999, n. 517, e successive modificazioni (art. 30 comma 17 del DDL)”.
Un’ approccio profondamente diverso da quello “rossiano”: l’uno, quello governativo, equilibrato e paritetico, l’altro, come sempre, dirigistico!
Forse sta in questa differenza l’assordante silenzio del Governatore toscano rispetto alla versione definitiva della norma così come approvata dal Parlamento (art. 1 comma 546 della legge 208/2015, la legge di stabilità 2016 per l’appunto), che ha circoscritto questa possibilità alle sole regioni a statuto speciale.
E allora sorge spontanea una domanda: perché, anziché promuovere fantomatiche leggi di iniziativa popolare (come se fosse un cittadino qualsiasi!) per abolire l’intramoenia (da riorganizzare, certo, ma non da abolire se non si vuole davvero realizzare una sanità per ricchi, privata, ed una per poveri e miserabili, pubblica, con minori competenze ed esperienze) il candidato Rossi non rimette i propri panni di Presidente di Regione (a ciò eletto, non ad altro!!!) per sottoporre al Consiglio regionale una proposta di legge al Parlamento che recuperi l’idea originaria del Governo per l’unificazione delle aziende sanitarie con quelle universitarie, mantenendo quel principio di pari dignità che la proposta Renzi chiaramente aveva?
Da semplice elettore del PD, mi auguro che chi ho votato colga questa opportunità. Anche la Commissione Sanità del Consiglio Regionale su iniziativa del suo Presidente, che così potrebbe realizzare l’impegno preso della sede della direzione dell’azienda sanitaria a Siena, immaginando che la vice presidente della Regione e l’altro consigliere di Siena si “lancino nella mischia” con la stessa fragorosa solerzia che hanno dimostrato nella difesa della scuola presso la pediatria, che per la verità è di pertinenza del Ministero e non della Regione Toscana come invece è l’argomento in questione: tutto e solo regionale.
Comunque l’eventuale inerzia avrà sicuramente spiegazioni ben comprensibili dal “popolo di Siena” fuori da furbesche maratone dei “satelliti” addetti ai sotterfugi».
Alberto Monaci
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