Bruno Valentini: “Non mi interessa l’alternanza, voglio l’alternativa”

«Nel mondo globalizzato di oggi l’Italia è un piccolo puntino che, insieme all’Europa, sta diventando marginali. L’importanza di Monti è derivata paradossalmente proprio dal problema che avrebbe rappresentato il default dell’Italia, trascinando con sé il resto dell’area euro. Siamo un Paese in pieno declino, importante per gli altri soprattutto perché deve garantire il rispetto di un debito da duemila miliardi di euro, altrimenti ci avrebbero lasciato al nostro destino. Quando sento dire che il prossimo Presidente del Consiglio deve avere un’immagine ed una credibilità di standing internazionale, per poter sedere a fianco della Merkel o di Hollande, penso che sono stati i grandi leaders mondiali, i banchieri ed i managers internazionali, dal look serioso ed iscritti da sempre ai circoli ristretti del potere, ad averci portato nel baratro della più grande crisi finanziaria del dopoguerra».

«O si rompe questo schema, o al massimo avremo una politica nazionale meno cialtronesca di quella berlusconiana, più seria ed equa, che amministrerà il nostro declino senza recidere la sostanza del grande tumore nazionale che è la politica incapace e corrotta che ha governato l’impoverimento italiano, coprendo le contraddizioni e sostenendo un sistema sociale ipertrofico ricorrendo irresponsabilmente allo sforamento del debito pubblico sostenibile».

«Le prossime primarie del centrosinistra per scegliere il candidato premier sono importanti perché stavolta si corre per governare, visto il disfacimento del campo avversario, nonostante il popolo italiano resti prevalentemente di orientamento moderato, tant’è che quando il centrosinistra ha prevalso nelle elezioni nazionali non ha mai ottenuto la maggioranza assoluta. Era il grande sogno di Veltroni quello di proporre al Paese una prospettiva di governo che non sia sfibrata dalla storica litigiosità e frammentazione della sinistra. Io sono ancora deluso di quando il centrosinistra è andato al Governo senza cambiare l’Italia. Ci siamo accontentati dell’alternanza senza realizzare l’alternativa che serviva. Non si sono riformati in profondità nè la società e nè lo Stato. Ed allora a che è servito? Solo a tenere lontano (per un po’) Berlusconi ed i suoi interessi? Troppo poco. Dubito che Bersani e l’attuale gruppo dirigente del PD riescano a cambiare radicalmente l’Italia, facendola correre di nuovo, rimodellandone gli ingranaggi di fondo. Sconvolgendo le corporazioni, le abitudini, i privilegi, le ingiustizie. La situazione è talmente grave, certificata dagli impegni gravosissimi del rientro del debito pubblico peraltro già assunti per scritto con i partners europei, che la foresta pietrificata italiana va scongelata col lanciafiamme, senza farsi incastrare nella mediazione infinita di tutti i gruppi sociali abbarbicati ai propri status. il sindaco Renzi a Firenze è stato questo, decidendo rapidamente ed in modo netto, anche a costo di inimicarsi parte della stampa o dell’opinione pubblica . Non tutto ha azzeccato, ma la sua politica è stata incomparabilmente più efficace di quella di tanti sindaci che per non scontentare nessuno vivacchiano limitandosi a gestire l’ordinario rinunciando al rischio dell’innovazione. Il programma di Renzi ha energia da vendere e non mi turba apprendere che somiglia a quello del PD, anzi. Il punto è piuttosto che il PD non riesce a realizzare la parte più ambiziosa dei propri programmi perchè di solito si impantana nella logica dei veti incrociati della palude italiana. La polemica destra/sinistra od anche della prossimità con i modelli berlusconiani mi sembra stucchevole e sterile, da addetti ai lavori. Se guardo ai campioni della sinistra ideologica, come ad esempio l’ottimo (detto senza alcuna ironia) Vendola, l’azione di governo esplicata di fatto è tutt’altro che rivoluzionaria. Quando va bene, è solo efficace. C’è una grande parte dell’elettorato italiano che è smarrita o disgustata e cerca nuovi riferimenti, politici credibili ed innovatori».

«La spinta di Renzi alla riforma sistemica potrà svilupparsi anche se perdesse le Primarie, perché avrebbe comunque catalizzato energie altrimenti sopite o sconclusionatamente contestatarie verso una speranza, per di più collocata apertamente nel Pd e nel centrosinistra. Più che elettori che sbagliano, da convertire alla fede del centrosinistra, sono i partiti che devono interpretarne attese e delusioni. È probabile che le Primarie vengano vinte da Bersani, magari al secondo turno, soprattutto se sarà una partita interna ai militanti più che agli elettori. Ma non mi interessa, non faccio calcoli personali, non sto con Renzi per posizionarmi sulle vicende locali. Pur consapevole dei limiti di Matteo Renzi, credo che una larga adesione alla sua candidatura da parte di cittadini che aspirano a scuotere davvero questo Paese dalle fondamenta, anche con svolte traumatiche, possa influire sulle caratteristiche stesse del progetto-Renzi che non a caso in queste settimane sta gradualmente evolvendo, acquisendo spessore e abbandonando scivolamenti cabarettistici. L’appello per il voto a Renzi va quindi oltre la sua persona, perché la qualità e la quantità delle adesioni ne faranno un siluro contro la società ingessata e claustrofobica che è diventata questa Italia in disfacimento. Rivolgendosi ai galantuomini di ogni provenienza politica, ai quali offrire una nuova nave».

Bruno Valentini