E’ il 2016 e auguriamo al capoluogo e a tutta la provincia che sia un anno di crescita, in tutti i sensi. Un anno con meno veleni e più voglia di costruire, con più idee ed energie positive, ché di quelle negative siamo circondati abbastanza.
Un anno che si è aperto comunque sotto il segno della sobrietà e del divertimento, con un capodanno in Piazza del Campo che ha visto riunite migliaia di persone di ogni parte d’Italia e di ogni età per l’evento che ha celebrato, nella prima parte, la chiusura dell’anno da capitale della cultura italiana insieme a Lecce, Ravenna, Perugia/Assisi e Cagliari. Nella seconda parte della serata, la silent disco ha dominato la scena e, segno dei tempi che cambiano evidentemente e di un modo nuovo di divertirsi, ha riscontrato un notevole successo. Nonostante lo scetticismo e le polemiche, strutture ricettive e ristoranti pieni, prenotazioni da ogni parte d’Italia e voglia di divertirsi nel segno della sobrietà. A conferma di questo, anche petardi e botti sono stati davvero pochissimi.
Nonostante tutto, quindi, il primo giorno dell’anno ci ha salutato con il sorriso.
Per il resto, è il 2016 e poco è cambiato. A parte l’occasione persa (almeno per ora) della nuova Asl che sarà ad Arezzo e non a Siena. Dal 7 gennaio riprenderemo a pieno ritmo la quotidianità e troveremo le solite situazioni mezzingole, il fatto e non fatto, il ‘avrebbe dovuto ma non è stato…’, lo scaricabarile, il chiudere la stalla quando i buoi sono scappati (ormai, a dire la verità, da diverso tempo e di vitelli nuovi nemmeno l’ombra) e soprattutto con il non voler capire che per riparare un errore, un danno, bisogna da quel danno aver imparato la lezione e cambiare modo di fare. Il vecchio proverbio diceva che ‘anche il ciuco dopo esserci cascato una volta, due non ci ricasca’ ed è noto che il simpatico animale non sia un fulmine di intelligenza.
Tant’è. Gli unici ad aver capito la tempistica giusta per rimanere sempre a galla, sono quelli della prima fila da campagna elettorale che poi magicamente, quando arrivano i problemi, spariscono e si dissociano o peggio ancora imbastiscono cordelline degne della congiura di Bruto contro Cesare.
In effetti, quelle ‘Idi di marzo’ sembrano vicine e l’anno che verrà, per Siena, non sembra migliorare così tanto rispetto al 2015 appena concluso.
L’ultima polemica, in ordine di tempo, è quella fornita dall’interrogazione – ben argomentata – del consigliere comunale Ernesto Campanini (Sinistra per Siena) in merito alla nomina del nuovo direttore del Santa Maria della Scala, Antonio Calbi. Ebbene, il nuovo dirigente (formalmente dirigente di primo livello del Comune) manterrà contemporaneamente anche il ruolo di direttore del Teatro di Roma (potete leggere qui l’articolo dove si spiega che gli incarichi non sono incompatibili) almeno per un anno, poi si vedrà. L’argomento è ben spiegato da Campanini che ha tutte le ragioni del mondo, nella prima parte ma nella seconda, ci permettiamo di dirlo come cittadini prima ancora che come giornalisti, no. Perché al momento la società che gestisce il Santa Maria della Scala è l’unica che ha mostrato di essere in grado di produrre numeri e attrazione ma anche, se sembra poco allora è inutile proseguire la discussione, di dare lavoro a quasi cento persone (quindi ad altrettante famiglie) di questa provincia. E questa non è politica, non spetta a noi farla. Questi sono fatti.
Questione di punti di vista, un po’ come quello di Gsk: con il passare dei giorni si stanno trovando accordi, fortunatamente, tra azienda e sindacati all’indomani della riqualificazione della multinazionale che prevedeva 127 posizioni in esubero delle quali 66 già ricollocate e 61 in via di sistemazione. E una soluzione che porta Siena e Rosia, con un grande indotto economico, a rimanere uno dei tre poli mondiali dell’azienda, con specializzazione sui vaccini antimeningite. (Ce ne vorrebbero di uomini come Rino Rappuoli…).
Vizi da politica di basso livello, su tutti i fronti, strumentalizzare (in maniera trasversale da tutti) senza riuscire a fare concretamente qualcosa di meglio. Manca la lungimiranza, i grandi uomini della politica italiana si rivoltano nelle rispettive tombe (qualcuno per fortuna ancora no). Dal 2012 in poi è stato un susseguirsi di (finti) scannamenti, come se il caso Mps avesse aperto il vaso di Pandora ma, come ho già avuto modo di dire, quel vaso è stato immediatamente chiuso e ha lasciato la parvenza che tutto fosse cambiato ma in realtà tutto è peggio di prima. C’è la corsa a buttare via non solo i panni sporchi ma anche il bambino e dato che ci siamo anche la mamma. Salvo poi assistere a nomination da Grande Fratello invece che di persone serie e competenti. Con l’abitudine di lasciare da parte le persone davvero valide che questo territorio ha. Un po’ come funziona per l’inestimabile patrimonio del territorio: ci si inventano assurdità enormi ma non si investe per valorizzare davvero ciò che abbiamo.
Politici che (i grandi blogger anonimi o meno non ne parlano, chissà perché…) hanno molti incarichi contemporaneamente, una città economicamente devastata se non fosse per il buon senso di chi si alza ogni mattina e fa con dovere il proprio lavoro. E di qui via, lungo polemiche e strumentalizzazioni che non hanno risparmiato nemmeno la cosa che più di tutte dovrebbe rimanere fuori dalla politica (nonostante il vizio di fare campagne elettorali nelle Contrade): il Palio. Basti ricordare le vicende legate alla giustizia paliesca. Ma la memoria è corta, evidentemente, lo si capisce bene quando personaggi legati a doppio filo a quello che viene definito ‘groviglio armonioso’, che hanno costruito altrettanti personaggi causa del disastro senese, tornano ‘vergini’ a cercare visibilità.
Si rincorrono le pagliuzze, si lavora sotto sotto per accaparrarsi l’ultima poltrona rimasta ma si permette che il centro storico sia diventato un misto di asfalto (al posto della pietra serena), cacche di cani non raccolte (se si multasse chi non raccoglie gli escrementi del cane, si farebbe il bilancio comunale), sacchi dei rifiuti lasciati a ogni ora e negozi di dubbio livello per un centro storico di qualità. A proposito, chissà se qualcuno saprà mai rispondere della gru che da quasi dieci anni è ferma davanti all’ex istituto Santa Teresa dove i lavori sono stati improvvisamente bloccati? Forse, come buona usanza, si aspetta che succeda qualcosa di grave.
Per contro, Siena vanta un patrimonio anche umano, l’invisibile popolo della solidarietà (anche chi lo fa per lavoro come infermieri e medici ma anche le forze dell’ordine) che, forte delle radici da mutuo soccorso, ogni giorno lavora per sostenere chi ha più bisogno. A loro va un grazie enorme. E a tutti coloro che, con onestà intellettuale e bontà credono ancora nel rilancio della città e del suo territorio: cittadini, alcuni amministratori e politici (non sono tutti da buttare) che stanno facendo un buon lavoro. Ci provano.
Nonostante tutto questo, buon anno. Buon anno soprattutto a Siena e a tutta la sua provincia, che se lo merita. E che ha tutte le capacità e la forza per farlo. Che il 2016 sia l’anno delle buone idee, delle persone che valgono, di una città che si riprende il proprio ruolo nel mondo e non lo subisce. Con l’orgoglio che le appartiene.
Katiuscia Vaselli
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