E’ in corso la terza votazione, che avrà esito negativo. Il Partito democratico voterà scheda bianca per sostenere Romano Prodi alla votazione successiva, la quarta, dove è necessaria la maggioranza semplice e dove porteremo Romano Prodi. Questa proposta è stata accolta favorevolmente dai gruppi parlamentari del centrosinistra, all’interno dei quali molti senatori e deputati hanno lavorato perché si arrivasse a una scelta ampiamente condivisa.
Il Professore è una figura di prestigio internazionale, con la cultura necessaria per accompagnare l’Italia fuori da questa lunga crisi, che ci riporta alle ragioni fondative del Pd (erede naturale dell’Ulivo). La proposta della segreteria riceve dunque il consenso diffuso della propria coalizione, e questo è un punto politico fondamentale per il posizionamento del Partito democratico nei confronti degli interlocutori politici, presenti e futuri. I numeri ci dicono che occorre un voto compatto dei nostri grandi elettori in Aula, e qualche voto dagli altri schieramenti. Si tratta dunque di vedere quanto compattamente saremo capaci di sostenere la proposta Prodi per il Quirinale e quale sarà l’atteggiamento che gli altri partiti decideranno di avere. Se prevarranno le tattiche legate alla situazione contingente oppure se proveremo, tutti insieme, a praticare la strada che ha consentito a Napolitano di essere rappresentativo dei diversi schieramenti presenti nel Paese, pur eletto da una maggioranza politica.
La giornata di ieri è stata molto intensa. Sembra che quasi mezzo milione di messaggi di posta elettronica siano giunti agli indirizzi dei parlamentari del Partito democratico per scongiurare l’ipotesi Marini, legata a una condivisione di intenti con il PdL. La mia casella è stata raggiunta da moltissimi messaggi che trasmettevano indignazione ma non rassegnazione. Alcuni militanti del Pd senese hanno lanciato una pagina Facebook e il segretario del Pd provinciale Guicciardini ha scritto una bella lettera a Bersani. In molte parti di Italia i giovani di Generazione Democratica hanno protestato fino a occupare simbolicamente le sedi del partito. In questi anni di costruzione del Partito democratico abbiamo creato un rapporto con il nostro elettorato che ci ha consentito di continuare a chiamarci partito quando tutte le altre forze politiche finivano per assomigliare a comitati elettorali. Abbiamo scelto il candidato alla presidenza del Consiglio con le primarie e noi parlamentari siamo passati dalle primarie. E anche se nessuno tra di noi pensa a primarie per la presidenza della Repubblica (fortunatamente l’Italia è e resta una Repubblica parlamentare) è importante rendersi conto che i partiti sono profondamente cambiati e la strada per mantenere il loro radicamento è il rapporto continuo con gli elettori. Un rapporto in cui le scelte vitali per il paese vengono discusse alla luce del sole. Gli italiani ieri ci hanno ricordato che al Pd non sono consentite altre strade.