Alcuni giorni fa ho comunicato al segretario provinciale del Partito Democratico senese, Niccolò Guicciardini la decisione di non rinnovare l’iscrizione al partito e, di conseguenza ho presentato le dimissioni da Capogruppo in Consiglio Provinciale.
Da tempo, avevo manifestato un forte dissenso per le scelte compiute dal PD a livello nazionale. Come avevo ritenuto sbagliato il sostegno al governo Monti, considero ancora più inaccettabile un governo con il PDL di Berlusconi. Il “governissimo” non rappresenta la volontà degli elettori e non è in grado di produrre nessun miglioramento delle condizioni reali del paese. Consente a Berlusconi di riaffermare il proprio protagonismo . Avevo aderito con speranza alla costruzione del progetto del PD, contribuendo a fondarlo nel 2007, onorandomi di esserne stato il primo segretario a Chiusi e ricoprendo altri incarichi a livello provinciale. Ma, ora il PD, con le larghe intese ha smarrito le proprie ragioni fondative: liberare l’Italia dalle eredità del passato per ridare slancio al paese dal punto di punto di vista economico, sociale e culturale.
Di fronte alla drammatica crisi del paese serve la chiarezza delle posizioni, la responsabilità delle decisioni. Questa innaturale maggioranza, rischia di far svanire il senso stesso della politica e “legittimare” la totale inconcludenza delle istituzioni. Segna la cecità completa di un intero ceto politico che si dimostra subalterno al perenne condizionamento di un personaggio spregiudicato e con giganteschi conflitti di interesse. Immobile di fronte ad un malessere sociale che rischia di esplodere, impotente di fronte al calpestio dei basilari principi di moralità.
Se siamo giunti a questo punto, non è solo per l’esito del voto di febbraio. Dinanzi ad un’opinione pubblica che comunque chiedeva la rottura con le derive del passato, il PD ha voltato le spalle. Ha dimostrato assenza di coraggio e incapacità ad assumersi una responsabilità storica. Si è perso nei soliti tatticismi, nel tradimento dei 101 deputati, in una strategia spregiudicata messa in atto da una parte del partito, che in modo ambiguo ha creato le condizioni per imporre un governo di larghe intese.
Una decisione che cambia il senso del percorso politico dei democratici. La stessa identità (mai compiutamente definita) assume un’impronta sempre più moderata e neocentrista. Questo segna la trasformazione del progetto originario e la sconfitta della sinistra che in quel progetto aveva creduto. Oggi, il PD trasmette l’idea di un partito rassegnato. Costretto a puntellare il governo. Piegato a discutere di regole congressuali, mentre, suoi presunti leader viaggiano per l’Italia presentando libri, vanno in tv e stanno sui social network promuovendo se stessi. Ecco perché, in questo PD non mi riconosco più e se guardo a quello che doveva essere, alle occasioni sprecate, mi viene da pensare che non sia io a lasciare i democratici, ma il PD che ha lasciato se stesso.
A questo partito guarderò comunque sempre con attenzione e gli auguro di trovare le soluzioni per uscire dalle difficoltà. Confermo la totale coerenza con l’impegno assunto con il mandato amministrativo e, soprattutto, la piena fiducia e il sostegno al lavoro del presidente della Provincia, Simone Bezzini, della giunta e del gruppo di maggioranza, rimanendo a far parte, come indipendente del gruppo PD in consiglio provinciale.
Marco Nasorri