Era da poco terminato il vertice a Palazzo Chigi tra Enrico Letta e Angelino Alfano quando il segretario Epifani ha preso la parola: “Il governo Letta deve andare avanti, ci sono scelte rilevanti da prendere, la cassa integrazione da rifinanziare, il problema degli esodati da risolvere, la questione dei 150 mila precari della scuola e delle pubbliche amministrazioni da sistemare, allentare il patto stabilità per i Comuni, dare una soluzione alla crisi del credito, perché alle famiglie e alle imprese serve liquidità. Vogliamo continuare a governare per dare a ognuno di questi problemi una risposta. La responsabilità di non darla noi non ce l’assumiamo. Non ci sarebbe nulla di peggiore. E’ così che rappresentiamo davvero gli interessi del Paese. Questa è e resterà la linea del Pd, nell’interesse di tutti contro l’interesse di qualcuno. Sarebbe davvero paradossale se si aprisse una crisi al buio in queste condizioni. Speriamo che nessuno voglia assumersi la responsabilità del tanto peggio tanto meglio”.
Più volte il segretario nazionale è tornato sulla necessità di andare avanti con un governo di servizio “perché ce lo chiede la gente”. La legge elettorale va cambiata “ma per cancellare il ‘Porcellum’ e fare una nuova legge elettorale occorre trovare una maggioranza che sia disposta a votarla e noi al Senato non siamo in grado di farla passare, serve raggiungere un accordo. Guardo con attenzione a cosa sceglierà di fare il Movimento 5 Stelle, al di là della difesa del proporzionale. Sarà il lavoro delle prossime settimane”. Incalzato da Sardo sul Congresso come occasione di rifondazione del partito, Epifani è tornato sulla necessità di una discussione sulla natura e la composizione degli organismi dirigenti. “Lo statuto vive troppo di singoli. Va riequilibrata la funzione del singolo con quella del collettivo o rischiamo di non avere uno statuto pienamente democratico. Manca un organismo intermedio tra segreteria e direzione nel quale ci si confronta e si decide guardandosi negli occhi. Viene da qui la proliferazione così sfrenata di correnti e questa è la fine di un partito plurale. Questi sono i problemi che il partito dovrebbe provare a sciogliere nel Congresso che, come ho detto, si farà entro la fine dell’anno”.
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