Il cibo non si butta, basta spreco alimentare

Numeri impressionanti quelli forniti recentemente dalla Food and Agriculture Organization of United Nations (FAO) sulle eccedenze alimentari. Secondo le stime, un terzo del cibo prodotto a livello mondiale andrebbe sprecato: circa 1,3 miliardi di tonnellate di derrate alimentari, per un valore complessivo di 750 miliardi di euro. Per questo il 17 marzo la Camera dei Deputati ha approvato in prima lettura – con 277 voti favorevoli, 0 contrari e 106 astensioni – il testo unificato delle proposte di legge per combattere lo spreco alimentare e favorire il recupero dei farmaci inutilizzati. Adesso sarà necessaria l’approvazione del Senato.

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Il testo di legge, presentato dalla deputata Pd Maria Chiara Gadda, è composto da 18 articoli e si pone l’obiettivo di facilitare il recupero dei prodotti – siano essi alimentari o farmaceutici – ancora utilizzabili, eliminando le attuali complesse procedure burocratiche per la loro raccolta. “È un intervento necessario per contrastare un fenomeno che solo in Italia vale 12 miliardi di euro l’anno. Un Paese a spreco zero è un Paese con cittadini-consumatori consapevoli, che fa diventare le buone pratiche abitudini quotidiane e non eccezioni”, ha dichiarato il ministro delle Politiche agricole e alimentari Martina.

Anche in Francia, alla fine di febbraio, è stata approvata una legge contro lo spreco alimentare. A differenza di quella francese, però, che si basa sulle penalizzazioni, quella italiana è incentrata su incentivi e semplificazione. “Oggi – ha spiegato la deputata Gadda, la promotrice della legge – un qualsiasi soggetto economico (impresa, ristorante, supermercato ecc., ndr) che voglia donare eccedenze alimentari deve fare una dichiarazione preventiva cinque giorni prima della donazione. Con la nuovalegge basterà invece una dichiarazioneconsuntiva a fine mese. Come a dire: tu dona. Poi riepiloghi, garantendo la tracciabilità di ciò che hai dato. E allora il supermercato presenterà il documento di trasporto e il panettiere gli scontrini, dai quali potrà scaricarsi l’Iva. Punire chi spreca serve a poco, va capito che gli alimenti recuperati non sono rifiuti, ma il prolungamento del cibo buono. E questa legge lo dice chiaramente, perché si fonda sul concetto di dono”. Ad ogni modo, la cessione dovrà essere a titolo gratuito ed i beneficiari dovranno obbligatoriamente essere organizzazioni senza scopo di lucro oppure enti pubblici, che a loro volta provvederanno a destinare il cibo ai bisognosi. Concessa inoltre ai Comuni la facoltà di applicare una riduzione della tariffa sui rifiuti in favore delle imprese che effettueranno le donazioni.

All’interno del testo legislativo si fa chiarezza anche fra le nozioni di termine minimo di conservazione e data di scadenza: si ribadisce che i prodotti contrassegnati dalla dicitura “consumarsi preferibilmente entro” possono essere utilizzati in tutta sicurezza anche oltre la data indicata sulla confezione. Regolamentata, inoltre, la donazione di beni alimentari confiscati – finora era sì possibile, ma soltanto a discrezione dei magistrati – purché rispettosi degli standard in materia igienico-sanitaria.

La normativa prevede – oltre ad un incremento di 2 milioni di euro destinato al Fondo per la distribuzione di derrate alimentari agli indigenti – l’istituzione di altri due fondi da 1 milione ciascuno. Il primo è destinato al finanziamento di progetti di ricerca e sviluppo tecnologico nel campo dell’imballaggio e del confezionamento dei prodotti in ottica antispreco, con il coinvolgimento dei volontari del Servizio Civile Nazionale. L’altro è volto a promuovere l’uso delle doggy bag per portare a casa gli avanzi, già in sperimentazione in Veneto. A questo proposito, la legge prevede che le Regioni possano stipulare accordi o protocolli d’intesa allo scopo di dotare gli operatori della ristorazione di contenitori riutilizzabili, realizzati in materiale riciclabile, idonei a consentire ai clienti l’asporto degli avanzi del pasto. Una pratica molto diffusa all’estero, soprattutto negli Stati Uniti, nata inizialmente per portare i resti del cibo al proprio animale domestico (letteralmente “borsa per il cane”) invece di gettarli via. In Italia, invece, richiedere al cameriere di incartare gli avanzi viene ancora visto, molto spesso, come un qualcosa di cui vergognarsi.

“La legge sulla riduzione degli sprechi è una norma di civiltà – sostiene Susanna Cenni, deputata Pd ed esponente EcoDem – che incoraggia a un cambiamento profondo di stili di vita, modalità produttive e a un consolidamento delle reti di solidarietà. La Camera era già intervenuta nei primi mesi di questa legislatura approvando, anche alla luce della risoluzione del Parlamento europeo del 2012, una mozione alla quale avevo lavorato con il collega Massimo Fiorio, che impegnava il Governo già in quella fase, ad adottare alcune misure e strumenti di coordinamento interministeriale. Successivamente – prosegue – è nato, grazie al ministro Orlando, allora ministro dell’Ambiente, un piano di coordinamento che ha cominciato a produrre i primi risultati. Oggi la norma completa questi indirizzi, semplifica procedure […], pone obiettivi di riduzione di spreco e di rifiuti lungo tutte le filiere produttive, e prova a dare un input dal punto di vista formativo e culturale […]. Una riduzione dello spreco significa innanzitutto una riduzione del volume dei rifiuti e quindi fa bene all’ambiente e alla nostra salute”.

Coinvolta dal provvedimento legislativo anche la RAI, che sarà tenuta ad assicurare un sufficiente numero di ore di trasmissioni, sia televisive che radiofoniche, dedicate all’informazione dei cittadini sulle pratiche antispreco, non solo per quanto riguarda il cibo, ma anche su acqua ed energia.

Soddisfazione anche tra le file del Movimento Cinque Stelle: “Possiamo ritenerci soddisfatti per l’approvazione di alcuni nostri emendamenti che hanno permesso di utilizzare non solo come sostentamento umano le eccedenze e, parzialmente accolta, la nostra richiesta di sensibilizzare l’opinione pubblica e le imprese sulle conseguenze negative degli sprechi alimentari”, ha dichiarato Chiara Gagnarli, deputata M5S. Anche se con un piccolo rimpianto: “Non siamo riusciti a vietare la pubblicità di junk food durante le trasmissioni per minori e, soprattutto, a rendere obbligatoria e non solamente facoltativa la donazione delle eccedenze”.

Giulio Mecattini

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