“Come volevasi dimostrare, la legge sul riordino delle Province è un grande pasticcio e ha creato divisioni e confusione tra i diversi territori. Lo testimonia la mancata definizione di una proposta unitaria da parte del Cal della Toscana, che oggi esce da una riunione di oltre otto ore con due diversi documenti e una raccomandazione dedicata alla nostra Provincia”. Con queste parole il presidente della Provincia di Siena, Simone Bezzini, commenta l’esito della seduta del Consiglio delle autonomie locali della Toscana, convocato per gli adempimenti relativi al riordino delle Province.
“Oggi – dice ancora Bezzini – è emerso un grande paradosso. Di fronte alle dichiarazioni da parte di sindaci e presidenti di Provincia sulla negatività dell’attuale legge, non si è avuto il coraggio di accogliere la nostra proposta per chiedere alla Regione Toscana di presentare ricorso di fronte alla Corte Costituzionale. Si tratta di un’occasione persa da parte di tutte le istituzioni per fare chiarezza sulla legittimità della norma. Le due proposte discusse oggi e che saranno sottoposte al consiglio regionale nelle prossime settimane penalizzano, come ho più volte evidenziato nel corso della seduta, il nostro territorio e la nostra comunità. Per questo, insieme a Roberto Rappuoli, Silvio Franceschelli e Gabriella Ferranti, gli altri componenti senesi del Cal, abbiamo scelto di non partecipare al voto finale. Di contro abbiamo chiesto ed ottenuto che venisse messa agli atti e trasmessa al consiglio regionale una raccomandazione con la quale si sostiene che se il governo aprisse una riflessione sulle Province con grande estensione territoriale, si dovrebbe riconsiderare anche l’aggregazione di Siena e Grosseto”.
“I due territori insieme – continua Bezzini – raggiungono infatti una superficie di oltre 8.300 km quadrati che, ad oggi, configurerebbe questa nuova Provincia come la più ampia in Italia. Di fronte alla negazione da parte del Cal di far ottenere a Siena una deroga abbiamo operato per tenere aperto uno spiraglio a tutela della nostra comunità. Il lavoro non finisce qui, ma anzi continuerà nei prossimi giorni affinchè il consiglio regionale, il governo e il Parlamento valutino seriamente e approfonditamente il nostro orientamento che, se accolta, aumenterebbe di sole due o tre realtà in tutta Italia il quadro generale. In questo modo Siena non perderebbe il capoluogo e non verrebbero a mancare in una della città italiane più importanti i presidi fondamentali, legati alle articolazioni periferiche dello Stato”.