Sono qui davanti a voi oggi per prendere atto, con grande dispiacere e amarezza, che a un anno dalle elezioni, la maggioranza che ha sostenuto questa giunta non esiste più e di conseguenza sono venute a mancare le condizioni per poter Governare la città. Prendendo atto di questa gravissima situazione di stallo, è maturata in me, la decisione di presentare ieri le dimissioni, convinto che, una fase di grave difficoltà come questa non possa essere affrontata da un sindaco impossibilitato a svolgere a pieno le sue funzioni e il suo ruolo al servizio della città. Prima di entrare nel merito delle mie motivazioni, permettetemi di rivolgere un pensiero, a nome di tutta la città, a tutte vittime del vile attentato di Brindisi ed a quelle del terremoto che ha colpito il Nord Italia e, in particolare, l’Emilia Romagna.
Quello di oggi è un passo davvero difficile, ma inevitabile, provocato, in primis, dalla gravissima irresponsabilità di otto consiglieri di maggioranza che, dopo aver sottoscritto e votato il programma di mandato, lo hanno più volte tradito, voltando le spalle a chi ha creduto in quel progetto e in quel processo di rinnovamento, più volte invocato dalla città. In queste settimane è stato messo in atto un vile tentativo di ricatto e condizionamento nei confronti della mia persona e della nostra comunità. Un tentativo, mosso da pochi ai danni dell’interesse generale, volto ad arrestare quel processo di cambiamento che, con grande fatica, abbiamo intrapreso e realizzato nei fatti. Un processo di cambiamento che sta iniziando a dare i suoi primi frutti e che, ribadisco, non si fermerà.
Dopo il mercoledì più nero per la città, quando la guardia di finanza con una maxi operazione ha avviato le indagini sull’acquisto di Antonveneta, non ci sarebbe stato un giovedì di speranza, se figure autorevoli, come Fabrizio Viola e Alessandro Profumo, non fossero arrivati a Siena e non avessero lanciato un messaggio forte di fiducia ai dipendenti, ai senesi tutti ed ai mercati. Un messaggio con il quale hanno ribadito che, nonostante le attuali difficoltà, la Banca continuerà ad affondare le sue radici a Siena, grazie ad un nuovo progetto industriale di rilancio, che ci auguriamo ci possa garantire come hanno ben detto l’amministratore delegato e il presidente “altri 500 anni di storia”. Ci saranno momenti difficili da affrontare ma certamente non potranno essere addebitati a chi oggi guida la Banca e ai quali mi sento di raccomandare grande attenzione per questa città che di Mps non è solo sede amministrativa ma cuore pulsante e valore aggiunto.
Nei mesi precedenti alle nomine è maturata nella città e persino nel paese, la consapevolezza che, se Siena non avesse prodotto un cambiamento radicale, basato su scelte di professionalità e di merito, avremmo pagato un prezzo altissimo. Nei giorni scorsi ho più volte affermato che uno degli errori commessi in passato è stato quello di sottovalutare l’importanza di trovare le migliori professionalità per guidare le nostre eccellenze, non solo dentro ma anche fuori dalla città. Un errore che non potevamo ripetere, anche alla luce delle aspettative dei mercati, che sollecitavano per la Banca Mps una svolta, sia nel management che sotto il profilo strategico e industriale, per recuperare il terreno perso e tornare ad ottenere risultati, in termini di aumento della produttività. Del resto senza questi risultati verrebbe a mancare l’unica sicurezza che abbiamo per continuare a garantire l’indipendenza della Banca e il legame con la nostra città.
Per farlo era doveroso adoperarsi per portare a Siena alcune delle migliori professionalità in Italia per unirle con adeguate competenze della nostra città, come è stato fatto con il nuovo consiglio della Banca. Chi ha criticato la scelta di Profumo alla guida di Mps, lo ha fatto non perché lo ritenesse inadatto ad operare in una realtà come la nostra, ma perché lo riteneva fin troppo adeguato e quindi indisponibile a sottostare a qualsiasi forma di condizionamento. E’ di fronte a questa risposta che ho capito quale fosse ormai la distanza tra due mondi completamente opposti: da una parte c’era chi voleva il cambiamento, nell’interesse della città e delle sue storiche istituzioni e dall’altra chi, con il Manuale Cencelli era ancora impaludato nelle logiche da Prima Repubblica, dal sapore clientelare e familistico. Io di fronte a quella scelta, nonostante tutto ciò che ha comportato, continuerei a non avere dubbi: Profumo era e lo è ancora più oggi, l’uomo giusto. Per questo ho sostenuto con forza la scelta dei deputati della Fondazione Mps che hanno votato le nomine a maggioranza, producendo uno scatto che è stato apprezzato in tutto il paese.
Oltre alle nomine, voglio dirlo con la massima chiarezza, l’altra causa che ha portato gli otto consiglieri al tradimento della maggioranza è stata la volontà mia e di tutto il centrosinistra di ribadire, fin dall’inizio del mandato, quanto il Comune, come punto di riferimento di tutti i cittadini, dovesse avere un ruolo centrale nella vita della città per evitate come in passato che le decisioni maturassero in luoghi diversi da quelli eletti dai cittadini. E’ accaduto anche nel recente passato, come nel caso dell’aeroporto, che gli le istituzioni locali subissero altrui iniziative, grazie alla forza della finanza.
Ma non solo. La volontà di rafforzare il Comune e la sua centralità è stata contrastata con forza, fin dai primi mesi del mandato, quando la nostra azione si è incentrata sul rilancio e la riconsegna ai senesi del Policlinico le Scotte. Prima con l’opposizione all’apertura all’interno dell’Ospedale del nostro sportello comunale, al servizio del cittadini per raccoglierne le istanze e per ridurne le inefficienze. Poi con il tentativo di rinnovare il Policlinico, facendolo tornare ad essere ospedale di tutti e non più luogo, sotto scacco di poteri forti. Da mesi abbiamo segnalato anche alla Regione Toscana questa grave situazione, lavorando duramente affinché l’Ospedale, tornasse ad essere un’eccellenza per la città e non una realtà immobile e in balia di sé stessa, all’interno di un’area vasta, dove Arezzo e Grosseto hanno accresciuto le loro specialistiche, mentre Siena è rimasta al palo. Questo lavoro di rilancio non può e non deve fermarsi. Sono convinto che, anche in futuro, uno degli aspetti sui quali la città dovrà chiedere con decisione più garanzie è che le Scotte torni ad essere un ospedale pubblico, recuperandolo a quella privatizzazione di fatto a cui è stato sottoposto consegnandolo ai gruppi di potere che lo gestiscono. Per la prima volta dopo moltissimi anni la conferenza provinciale dei sindaci ha elaborato un documento che segnala con puntualità tutte le storture e le inefficienze del Policlinico. Ogni minuto perduto senza intervenire sarà un danno alla comunità senese di cui anche la Regione dovrà rispondere.
La centralità del Comune per noi ha sempre significato una netta presa di distanza dal così detto sistema Siena che ha contribuito a danneggiare l’immagine della città ben al di là dei demeriti di una stagione di governo che appartiene agli ultimi 15 anni e che andrà riletta con attenzione, e che coinvolge pienamente tutta la classe dirigente, compreso un ex sindaco che manovra nell’ombra al sicuro di uno stipendio dorato. Nessuno di noi può tirarsi fuori rispetto alle responsabilità su scelte che non hanno dato i frutti sperati, così come ciascuno deve essere valutato per i ruoli che ha svolto e che svolgeva in quel determinato momento.
Così come l’acquisto di Antonveneta, con l’auspicio che la magistratura possa fare piena luce su ogni aspetto, si dovrà considerare anche il contesto che portò a quell’operazione a partire dagli anni ’90 quando furono ostacolate dal sindaco di allora altre operazioni di accrescimento che sarebbero state ben più probabilmente più vantaggiose, evitando così che la banca Monte dei Paschi arrivasse nel 2007 con l’acqua alla gola e con il rischio di essere assorbita da altre banche.
Così come si deve proprio a quella stagione di veleni in cui la città veniva divisa tra buoni e cattivi, il malinteso concetto di controllo che poi tante scelte sbagliate ha prodotto.
Oltre alla Banca, al concetto di centralità del Comune, rispetto ad alcune questione come Le Scotte, altra causa del tradimento del mandato elettorale è legato alla parola “discontinuità”. Tredici lettere che ogni volta che vengono pronunciate mettono i brividi addosso a chi associa il cambiamento alla perdita del proprio potere e di quello del clan al quale appartiene. Tredici lettere, ispirate prima di tutto dalla città e dai senesi che non hanno mai celato l’insoddisfazione nell’azione di governo della passata amministrazione.
E oggi dopo 12 mesi dal mio insediamento non posso che dare loro ragione. A maggio 2011 questa è la situazione che abbiamo trovato in Comune: tre bilanci chiusi in perdita con un disavanzo di oltre 6 milioni, con oltre il 42 per cento di uscite per il personale; 14 dirigenti, un alto tasso di indebitamento, una dipendenza dalla Fondazione ingiustificata nelle dimensioni che è andata assumendo.
La discontinuità con la quale abbiamo operato è andata proprio nella direzione opposta: risanamento dei conti, riduzioni del peso delle erogazioni della Fondazione Mps sul bilancio; taglio della spesa e dei dirigenti. La discontinuità alla quale aspiravamo si è concretizzata anche con un rapporto più stretto con i cittadini, teso all’ascolto e a far tornare il Comune ad essere la casa di tutti. E’ stata davvero l’esperienza più bella di questi 12 mesi aver avuto l’opportunità di entrare in contatto con il cuore della città. Ho sempre cercato, durante i ricevimenti settimanali del giovedì, in ogni occasione di incontro, ma anche camminando per strada, di fare il possibile per farmi carico delle loro aspirazioni, delle loro aspettative e dei loro bisogni. Non sempre purtroppo siamo riusciti a dare una risposta, ma sono sicuro che dopo anni di chiusura del Palazzo Pubblico, aver aperto le porte e il cuore del Comune sia stato un piccolo grande passo avanti per recuperare quel rapporto tra istituzioni e cittadini che sembrava essersi interrotto. Per rimettere al centro la partecipazione e i bisogni della gente abbiamo voluto dar vita alle Consulte territoriali dei cittadini, veri e proprio luoghi dell’ascolto e del dialogo eletti dai cittadini. Oggi in vista dell’interruzione del mandato sospenderemo le operazioni elettorali, un altro danno che i traditori hanno fatto alla città.
La discontinuità l’abbiamo interpretata anche attraverso piccole azioni e gesti concreti per rendere la città più bella vivibile ed a misura di cittadino. Penso all’introduzione del bonus per i piccoli nati; all’inaugurazione del centro anziani di San Miniato, ai parcheggi rosa; agli interventi per la manutenzione delle scuole ed a quelli per il miglioramento delle nostre aree verdi. Ma non solo. Abbiamo contribuito a chiudere una stagione vecchia, fatta di autarchia e di autosufficienza. Il decennio che abbiamo alle spalle fa parte di un’altra epoca, che ci lascia un’eredità pesante. Sapevamo che avremo dovuto guardare avanti all’insegna di un cambiamento vero ed è quello che abbiano cercavo di avviare in questo anno. A partire da una rinnovato, e più forte rapporto, con la Provincia e la Regione. E’ con questo spirito che è nato e si è concretizzato il Patto per lo Sviluppo, pensato per attrarre a Siena risorse da destinare ai progetti strategici della città e del territorio: dal distretto culturale, legato a Siena Capitale europea della cultura 2019; al polo della monetica, fino alle scienze della vita, alla green city e alla infrastrutture. Ma non solo. L’impegno del Comune si è concretizzato anche nella ricerca di investimenti europei e statali. Penso solo per fare due esempi ai 250 mila euro ottenuti dalla Regione per l’illuminazione pubblica; ai 108 mila euro per il progetto del Parco del Buongoverno. In questo primo anno di amministrazione molto è stato fatto anche sul fronte dell’urbanistica, con l’approvazione del regolamento edilizio e l’introduzione della conferenza dei servizi che ha snellito i tempi dei pareri sulle pratiche. Sul fronte della cultura abbiamo cercato di raccogliere la sfida per Siena Capitale della cultura 2019, richiamando a Siena figure di livello nazionale, come il professor Sacco che sta guidando il difficile percorso della nostra candidatura, insieme a tanti uomini e tante donne senesi. Insieme a loro si è affiancato un Comitato internazionale che raccoglie nomi autorevoli a sostegno di Siena Capitale. Cuore pulsante del progetto è il Santa Maria della Scala, un tesoro che negli anni non è stato valorizzato abbastanza a fronte delle ingenti risorse pubbliche investite. Con la costituzione della nuova Fondazione che gestirà il complesso museale abbiamo voluto voltare pagina e creare i presupposti affinchè il Santa Maria diventi un punto di riferimento vivo della città, conosciuto a livello nazionale e internazionale, inserendoci nel percorso di valorizzazione della Via Francigena.
Questi sono stati alcuni dei frutti che ha prodotto la nostra “discontinuità” di governo, in linea con ciò che chiedeva Siena, una città che è stata pronta per prima ad accogliere quel cambiamento positivo e quella rivoluzione dolce, di cui avevamo parlato in campagna elettorale e alla quale i senesi avevano creduto. Tutti qui dentro devono essere consapevoli che Siena non tornerà indietro e, che, anzi, da oggi la città avrà ben chiaro, davanti agli occhi i volti di quei politicanti, traditori e voltagabbana che, per i loro interessi di bottega, consegneranno la città a un Commissario. Un’onta che Siena non meritava. Non lo meritava la nostra comunità e non lo meritavano tutte quelle persone che, oggi più che mai, avevano bisogno di noi e del Comune, come punto sicuro di approdo nei momenti di difficoltà. Il mio unico rammarico è quello di non aver capito di quanto nell’ombra alcuni di voi già tramavano contro questa maggioranza e già “inciuciavano” alle nostre spalle ma soprattutto sulle pelle della città. Fa male e brucia dentro sapere che, in un momento già difficilissimo, Siena debba affrontare anche questo.
Per evitarlo posso assicurarvi che in queste settimane abbiamo lavorato duramente per tentare di ricomporre la maggioranza. La verità è che da parte degli otto consiglieri non c’è mai stata la volontà di ricucire e soprattutto dei loro ispiratori, ma l’evidente volontà di aumentare sempre di più la distanza con provocazioni continue, bugie e richieste assurde di ogni tipo. Non avrei mai fatto pagare a Siena il prezzo di una ricucitura politica, costruita sull’affossamento di un progetto, sulla garanzie di poltrone per amici e parenti e sulla pelle delle persone. Questa città merita di più. Molto di più. Merita un sindaco che abbia con sé la forza della maggioranza che lo sostenga e lo accompagni nell’azione di governo e nella realizzazione del programma di mandato con il quale è stato eletto. Tutte condizioni che in questo momento non ci sono.
Quando ho scelto di presentarmi di fronte ai cittadini, lasciando il Parlamento, l’ho fatto perché volevo mettermi al servizio di una comunità straordinaria come la nostra, una comunità generosa, attenta e unica al mondo. Essere stato il sindaco di Siena, anche se per così poco tempo, è stata un’esperienza meravigliosa che mi porterò dentro per sempre. Più volte, grazie a questa città, mi è battuto all’impazzata il cuore. Penso a quando per la prima volta ho indossato la fascia tricolore, quando sono stato travolto dal silenzio assordante della piazza in attesa dei cavalli e tutte le piccole e grandi emozioni che fanno parte della Festa ma anche della quotidianità del lavoro a Palazzo. Ho un unico rammarico ed è quello di non aver potuto fare abbastanza per questa città che mi ha davvero dato tanto. 368 gg sono davvero pochi, rispetto a tutte le idee e a tutti i progetti che avevamo in mente, ma sono stati sufficienti per convincermi ancora di più che Siena saprà superare anche questo momento di difficoltà e di smarrimento. Prima di concludere voglio ringraziare tutti i dipendenti, i dirigenti del Comune e tutti coloro che hanno lavorato insieme a noi in questi mesi, senza fermarsi un attimo.
Un grazie di cuore va a tutti gli assessori ed a tutti i consiglieri che sono stati leali con me, con il Comune, con la città. Sono persone serie di cui si può fidare perché hanno sempre lavorato per il bene comune, pensando con la loro testa.
Il mio più grande ringraziamento va agli uomini e le donne di questa città che mai mi hanno fatto mancare il loro affetto ma soprattutto l’entusiasmo per affrontare anche i momenti più difficili.