Ogni volta che si parla di etica in politica il rischio della retorica e dietro l’angolo, l’accusa di populismo poco più in là. Correrò questo rischio e pagherò il prezzo, se sarà necessario.
Esiste o dovrebbe esistere, in chi rappresenta le Istituzioni, un’etica della responsabilità. Essa altro non è che anteporre il primato dell’Istituzione al proprio personale interesse. Mi sembra una virtù in declino. Di recente, al cospetto della crisi delle Istituzioni economiche cittadine, da più parti della società civile e da più parti di Palazzo Pubblico, si è fatto appello, nel sommo interesse della Città, ad atti di responsabilità. E’ diffusa infatti la consapevolezza che, nel contesto della crisi, esiste sempre, accanto a un dato oggettivo, un dato psicologico che dipende dalla fiducia, dalla prospettiva e, direi, dalla forza della novità insita nel cambiamento che può aiutare le Strutture in difficoltà ad uscire dalla crisi. Questi atti dovrebbero rappresentare una regola non scritta anche laddove non si ha alcuna responsabilità nella crisi dell’Istituzione e dovrebbe valere, a maggior ragione, se qualche errore si è commesso.
Esiste poi un altro aspetto dell’etica della responsabilità quando si guidano Istituzioni pubbliche. Chi le guida ha il dovere di rivendicare e praticare, anche nelle difficoltà, quell’autorevolezza necessaria a mantenere l’Istituzione al riparo da ingerenze di fazioni. Se non si mette l’Istituzione al riparo da tali logiche, il rischio di degrado è scontato. Il clima di intrigo rallenta l’Istituzione e umilia il lavoro vanificando la storia professionale di persone che restano profondamente segnate. Si genera così un circolo vizioso di rancori e rivalse da cui nulla di buono è destinato a nascere. Occorre, quindi, indipendenza, autorevolezza, oggettività e memoria, senza le quali si perde il senso della missione e dell’appartenenza ad una collettività lavorativa. Inoltre, se non si punta sulla libertà e l’autonomia delle scelte vincolate al merito, anche i professionisti corrono il rischio di essere più impegnati nella ricerca di tutele, che al massimo impegno nel lavoro come unico ed esclusivo strumento di carriera.
Credo che di altro abbia bisogno la Città: atti di coerente responsabilità, di autorevole indipendenza delle guide istituzionali, di una rinuncia all’ingerenza nella gestione di esse da parte delle fazioni. Resta solida e intoccabile, ovviamente, la funzione di indirizzo e controllo degli organismi elettivi da praticare nei tempi, modi e luoghi a ciò deputati.
Credo che gli atti e le scelte recenti dell’Amministrazione comunale hanno il carattere della tempestività, della responsabilità e, spero, della lucidità necessari in tempi di emergenza. Hanno il coraggio di allargare la discussione a tutte le forze sane della Città che hanno mostrato la necessaria maturità nel cogliere e condividere il cambiamento nell’interesse delle Istituzioni. Vi è, credo, il bisogno di allargare ulteriormente la discussione a tutti quei corpi intermedi che conoscono le realtà e i problemi dei lavoratori con cui ricercare le soluzioni necessarie.
Ma quello di cui vi è maggiormente bisogno è un progetto di società che abbia il senso della collettività. Una collettività che migliora solo se può contare sul contributo di ogni donna e di ogni uomo che, integrati in un progetto, mettono a disposizione di tutti gli altri le loro energie e i loro talenti migliori in un clima di responsabilità segnato dalla capacità di ciascuno di anteporre ai propri diritti i propri doveri. Esorcizzare la crisi dandole un senso nell’opportunità che ciascuno ha di dare un po’ di più alla sua collettività.
E’ compito della classe dirigente della città creare queste condizioni così come è suo compito selezionare senza pregiudizi le energie migliori. Questo sarà, a mio avviso, l’obiettivo essenziale che segnerà il destino delle comunità. Credo che la nostra abbia la forza e la capacità di perseguirlo e forse, se si guarda con attenzione, abbiamo già iniziato a farlo.
Pasquale D’Onofrio
Capogruppo Sinistra Ecologia Libertà Comune di Siena