Ad accendere la miccia è stato il consigliere di Rifondazione Comunista – Comunisti Italiani Piero Cappelli che, in un’interrogazione rivolta all’amministrazione, ha chiesto di riflettere sul grave momento di crisi che attraversano le istituzioni, capaci di produrre una manovra finanziaria che ricade esclusivamente sui cittadini e “salva” i parlamentari che continuano a formare una casta costosa e caratterizzata da assurdi privilegi.
A Cappelli ha subito risposto il sindaco comunicando alcuni sconcertanti dati relativi agli effetti che produrranno le misure già approvate dal governo e destinate proprio, almeno formalmente, a ridurre i cosiddetti costi della politica.
“Dopo le elezioni del 2014 questo consiglio sarà composto, per legge, da 4 membri in meno; tenuto conto che il ‘costo’ di un consigliere si concretizza in 24 euro a seduta e che in un anno l’assemblea riunisce tra le 10 e le 12 volte, il risparmio per il Comune di Montepulciano sarà di circa 1000 euro all’anno su un bilancio di 12 milioni di euro! E’ un incredibile paradosso, è una grave mistificazione: queste norme fanno apparentemente leva sui costi della politica e si concretizzano invece nell’indebolimento della partecipazione dei cittadini alla scelte degli enti locali, ovvero le istituzioni a loro più vicine. A me pare che non si stiano tagliando le spese per il mantenimento degli apparati ma si stia tagliando la democrazia!”.
A consiglio terminato il sindaco si è espresso su un’altra novità emersa tra le pieghe della manovra da 48 miliardi varata a metà luglio. Si tratta dell’Irpef sulla prima casa che, in seguito al taglio delle agevolazioni fiscali, tornerà a colpire i proprietari dal prossimo anno.
“Così si scoperchia finalmente un’altra pentola e si rivela un’ipocrisia che, come enti locali, avevamo subito denunciato: mi riferisco all’abolizione dell’Ici, sbandierata come una conquista che si è immediatamente rivelata per quello che è e cioè un pericoloso boomerang”.
“L’ici – spiega Rossi – era l’unica imposta di natura schiettamente federalista perché produceva benefici (ovvero servizi) per il territorio dal quale proveniva. L’abolizione, voluta dal Governo contro il parere delle Autonomie Locali, ha prodotto una voragine che non è stata mai colmata. Il ritorno dell’Irpef sulla prima casa garantirà nuove entrate; ma la differenza che tutti i cittadini devono avere ben presente è che il ricavato di questa imposta – che è già diventata legge e chiude dunque definitivamente ogni illusione sulla casa come no tax area – finirà in un unico “conto” nazionale e non potrà dunque essere utilizzata per fornire servizi ai cittadini. In parole ancora più semplici, il Governo reintroduce la tassa sulla prima casa ma non si sa chi potrà beneficiare del gettito che produrrà”.
“Con un paradosso si potrebbe affermare – conclude il sindaco – che il Ministro Tremonti impersoni un po’ un moderno Robin Hood che prende ai ‘ricchi’ Comuni per rimpolpare le casse dei ‘poveri’ Ministeri!“.
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