«Il primo giorno dell’anno ci consegna un fardello denso del vissuto appena trascorso. Svuotare la mente delle nostre convinzioni, facendo spazio alle istanze che articolano il pensiero collettivo che muove dal basso: questo potrebbe essere un primo proposito per chi voglia fare testimonianza civile con il proprio impegno per la comunità. Il 2012 ha vorticosamente inghiottito certezze secolari, relegando nella categoria dell’insostenibilità l’idea di un’umanità nel solco di un progresso orientato perennemente al rialzo; ha visto sospesa la funzione di governo nelle democrazie parlamentari attraverso la sudditanza del potere politico a quello finanziario. E’ stato l’anno della massima sfiducia nei confronti del sistema dei partiti, ma come dar torto agli italiani inorriditi dalle mille vicende di corruzione pubblica e privata, proprio in capo a chi ha il dovere dell’esempio? Il collasso finanziario evitato, al momento, con cure pesantissime e dai drammatici effetti collaterali. E poi le storie delle cento città, ciascuna con le sue ferite, vecchie e nuove. Siena non si è risparmiata nulla. Istituzioni pubbliche e private i cui destini appaiono, come mai prima, consegnati ad un futuro che è colposamente a rischio».
«Ma abbiamo anche toccato con mano il risveglio della speranza collettiva suscitato dalla straordinaria partecipazione alle primarie fra Renzi e Bersani. In altri continenti, le rivoluzioni democratiche prendono forme violente, mentre da noi, per ora, prevale un profilo pacifico, ma non vanno sottovalutate né tantomeno soffocate. Nel Paese, come a Siena, i partiti devono evitare che si consolidi l’idea della loro definitiva irriformabilità. Il caso senese del mio partito, il PD, è esemplare. Ricco di grandi energie interne ed esterne, pare però immobilizzato intorno al destino della maggioranza del suo gruppo dirigente di vertice, apparentemente insensibile ad un elettorato in subbuglio. Questo elettorato chiede un segno chiaro, di rottura dei muri posti a protezione dell’esistente, soprattutto perché è evidente che è più interessato alle modalità con cui affrontare la crisi piuttosto che alle risse fra i politici di professione».
«La democrazia domanda alla politica di mettersi in gioco e di rischiare. Ce lo stanno dicendo, a Siena, centinaia di cittadini che, in questi giorni, al di là del sostegno alla candidatura di Bruno Valentini, chiedono, con una firma che è il più semplice dei gesti democratici, di non soffocare la partecipazione con tempi e modalità frustranti. E’ una ricchezza che non possiamo dissipare, perché a Siena il patrimonio umano e morale è forse l’ultimo su cui poter contare per ricostruire. Il modello verticistico di partecipazione irradiata deve cedere il passo alla forma, più faticosa ma fertile, della partecipazione coltivata tra la gente e per la gente. Ciò rafforza e non distrugge, non è contro qualcuno ma è a favore di qualcosa. Catalizza le tante voci della città ed è l’unico modo per tentare di recuperare la funzione storica del PD di mediazione credibile a tra i cittadini e le istituzioni da salvare o da rappresentare».
Fulvio Mancuso – membro della Direzione comunale del PD di Siena e del comitato politico a sostegno della candidatura di Bruno Valentini