“Vogliamo ribadire con forza che i centri antiviolenza sono un presidio strategico in ogni città per la lotta alla violenza domestica e soprattutto un esempio da sostenere e finanziare. Il movimento delle donne, in Italia e non solo, ha assunto, fin dalla sua nascita, la violenza sulle donne come esempio estremo del conflitto tra generi. Il controllo e il potere da parte dell’uomo espresso attraverso la violenza su una donna, sono l’espressione più cruenta della disparità di genere e della negazione dei diritti umani”.
Alballisa Sampieri, candidata di Sinistra Ecologia e Libertà alle elezioni amministrative di Siena interviene in difesa dei centri antiviolenza e sul loro ruolo politico e sociale in difesa della dignità femminile e della parità tra i generi.
“I Centri antiviolenza, nati dal movimento delle donne intorno agli anni ‘80, hanno posto il problema della violenza dando visibilità a questo fenomeno, sottaciuto, ignorato, giustificato da una cultura arcaica patriarcale. Sono state le donne a porre il problema a partire dallo stupro, per arrivare subito al maltrattamento in famiglia. Solo recentemente e parzialmente le politiche degli Enti locali hanno iniziato a focalizzarlo, prendendo spunto dall’attività dei Centri Antiviolenza e proponendo finalmente iniziative e politiche di contrasto. La violenza contro le donne non può essere affrontata come un’emergenza. Uscire dall’allarmismo significa non dimenticare il problema, ma introdurre una programmazione di interventi complessiva e durevole e che abbia come fine un cambiamento delle relazione tra i generi”.
“In Italia attualmente sono i Centri antiviolenza la più significativa realtà a garanzia delle donne che subiscono violenza, sia perché intervengono offrendo aiuto professionale e qualificato, sia perché agiscono come attori sociali per favorire una politica di contrasto alla violenza. Queste buone pratiche si sono sviluppate fin dalla fine degli anni ‘80 (1986 a Bologna e a Milano nascono i primi centri delle donne), oggi costituiscono in molte realtà, compresa la Regione Toscana, punti di riferimento delle politiche sociali pubbliche che tendono alla equità tra i generi. Oggi esiste una rete nazionale dei Centri Anti Violenza; questa rete interloquisce con le istituzioni, é divenuta anche riferimento critico per il Ministero delle Pari Opportunità”.
“In tutte queste realtà le donne, non in quanto utenti, ma in quanto cittadine, trovano un punto di riferimento per nominare la loro situazione, sono aiutate a riprendere stima in sé stesse, ad analizzare il loro contesto di relazioni violente, ad intraprendere percorsi a loro misura, affiancate costantemente da altre donne, al fine di recuperare coraggio e autonomia”.
“E’ dunque molto importante sottolineare che i Cav sono luoghi di elaborazione politica prima che servizi: nelle donne che accolgono le donne che vi si rivolgono, queste ultime trovano uno specchio, una immagine positiva del femminile che costituisce la rappresentazione di un nuovo possibile percorso. Attraverso il lavoro dei Cav, la parola individuale delle donne oggetto di violenza, diviene parola pubblica non lamento, ma parola piena di dignità”.