“In un momento estremamente difficile per le finanze degli enti locali – prosegue Nasorri – le risorse ottenibili dalla tassa di soggiorno, anziché essere destinate a progetti di valorizzazione turistico-culturale, rischiano di andare a sostituire i minori trasferimenti decisi dal Governo con i tagli nelle ultime finanziarie. Sarebbe stato preferibile, da parte dell’esecutivo, coinvolgere regioni e istituzioni locali nell’iter di applicazione della tassa, in modo da evitare disomogeneità, con possibili forme distorsive di competizione tra comuni e aree territoriali limitrofe, che si tradurrebbero in situazioni di scarsa chiarezza per l’utenza. Il tributo dovrà essere applicato in maniera equa, in base al livello delle strutture ricettive, esentando dal pagamento i soggiorni legati a motivi di cura o di lavoro. È anche utile ragionare sull’eventuale utilizzazione della tassa di soggiorno come leva per destagionalizzare i flussi turistici, ipotizzando esenzioni e/o riduzioni nei periodi di bassa stagionalità; e per attrarre alcune tipologie di turismo come ad esempio quello familiare – conclude Nasorri – prevedendo esenzioni o riduzioni per i bambini”.
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