Orlando Paris nuovo coordinatore comunale di Sinistra Ecologia e Libertà

Orlando Paris

La conferenza di organizzazione del circolo di Siena di Sinistra Ecologia Libertà con Vendola, svoltasi sabato 21 gennaio, ha introdotto un’importante novità, il cambio alla guida del partito tra Alessandro Francesconi (per cui si profila il passaggio nella segreteria provinciale) e Orlando Paris, eletto all’unanimità nuovo coordinatore comunale.

 

Un incarico importante, ma soprattutto delicato per te Orlando. Cosa pensi della difficile fase che la nostra città e le sue grandi istituzioni stanno vivendo?

 

Certamente quello che sta vivendo Siena è un periodo complesso, che guarda in faccia la natura della crisi particolare che il nostro territorio vive all’interno della crisi italiana ed internazionale.

Il modello virtuoso che ha per lunghi anni garantito benessere e coesione sociale alla nostra città rischia di essere spazzato via dal congiungersi tra problemi economici generali e l’incancrenirsi di dinamiche che hanno logorato il tessuto delle più importanti istituzioni locali (la banca e la fondazione, l’università e l’ospedale).

 

Le difficoltà di questi enti come possono essere superate? In che modo gli enti locali possono reagire?

 

Occorre cambiare passo, anteporre tre concetti ad ogni valutazione: collegialità nelle scelte, trasparenza nella gestione e merito nella selezione. La grande questione è il rinnovamento, dobbiamo innanzitutto riconquistare credibilità.

Non è detto naturalmente che questo sia sufficiente per gettarsi alle spalle i problemi, ma è indispensabile ed ineluttabile.

 

Una grande spinta al rinnovamento dunque. La stessa che ha animato la campagna elettorale del Sindaco Franco Ceccuzzi e della coalizione che lo sosteneva. Qual’è il giudizio che dai dell’operato dell’amministrazione comunale dopo questi primi mesi?

 

Sicuramente positivo. La nuova amministrazione ha introdotto elementi importanti di novità, nei primi atti ha dimostrato una sensibilità differente circa istanze importanti (penso al registro delle unioni civili o all’anagrafe patrimoniale), lavorando ad un approccio inclusivo come dimostrano gli sforzi concertativi su passaggi delicati e difficili quali l’introduzione della tassa di soggiorno o il bilancio preventivo. Nel momento in cui il governo dei tecnici dichiara morta la concertazione, noi dobbiamo invece assumerla come modello di decisione di ogni nostra scelta, facendo della partecipazione e della coesione i tratti fondanti dell’agire amministrativo. Questa prassi deve essere portata avanti, però, in ogni occasione, anche nelle scelte più difficili e dolorose.

 

Concertazione e partecipazione per uscire dalla crisi. Ma il territorio potrà fare a meno delle risorse della fondazione? Su cosa si potrà creare sviluppo in futuro?

 

E’ chiaro che tutti ci auguriamo che presto la fondazione possa tornare ad essere un punto di riferimento importante per il territorio anche da un punto di vista economico. Nel frattempo la politica ha un grande compito: progettare un futuro per il nostro territorio. Dovremo creare filiere di lavoro e produzione che affianchino i grandi indotti oggi in crisi. Dovremo scommettere sull’innovazione, trovare la strada per far crescere il nostro territorio: green economy, filiera corta, economia della cultura e della conoscenza, turismo, società della cura; sono questi i settori su cui provare a vincere la partita del futuro.

 

Una battuta rapida anche sul governo Monti: cosa ne pensi del governo dei tecnici? Come leggi la prima manovra? E le attuali proposte?

 

L’abdicazione della politica alle proprie responsabilità ha fatto sì che un governo di tecnici fosse chiamato a fare il lavoro sporco: mettere le mani nelle tasche degli italiani.

Mi pare però che non si intraveda alcuna equità nella prima manovra Monti, nessun accenno alla redistribuzione: il rischio è che continuino a pagare sempre gli stessi e sempre di più; rinunciare alla patrimoniale e non investire nella lotta all’evasione, rende inoltre evidente chi detiene la golden share di questo governo, ovvero la destra e Berlusconi. Gli stessi che ci hanno portato alla deriva, non dimentichiamolo.

 

Cos’altro si poteva fare però? E cosa si può fare per sbloccare la crescita?

 

Si poteva fare una patrimoniale pesante innanzitutto, una seria legge contro l’evasione, una riforma fiscale che cambiasse gli studi di settore, bloccare i 16 miliardi di euro che spenderemo per comprare aerei militari. E si può ancora fare: come si può ancora fare un programma per la crescita del paese, un piano industriale che individui alcuni settori su cui il nostro paese vuole e può essere un riferimento internazionale per la qualità della produzione. Il lavoro si crea così e non abolendo l’art. 18 e sottraendo diritti ai pochi che ancora ce li hanno in questo paese di precari.

 

Un’ultima domanda. Cosa ti aspetti in questo 2012?

 

Mi aspetto che si passi dalle parole ai fatti. Che si persegua il cambiamento. Che non si rinunci alla democrazia, che è sempre un bene: anche quando si deve cambiare una legge elettorale, anche quando si affrontano temi difficili e spinosi. Anzi soprattutto quando c’è in gioco il futuro di un paese o di una comunità.