Pd di Siena, l´esecutivo è rosa. Carolina Persi nuovo tesoriere

È a maggioranza femminile, con sette donne su tredici componenti, il nuovo esecutivo dell´unione comunale di Siena del Partito democratico. L´organismo dirigente è stato nominato ieri (mercoledì 24 agosto) dal segretario del partito, Giulio Carli, durante l´assemblea che si è tenuta presso la Fortezza Medicea. Fanno parte del nuovo esecutivo Fiorenza Anatrini, Giovanni Bazzini, Francesco Carnesecchi, Anna Gioia, Germana Lorenzoni, Rossana Mancini, Fulvio Mancuso, Maura Marchionni, Giorgio Menchini, Maria Elena Nepi, Luca Turchi, Simone Vigni e Carolina Persi. Quest´ultima è stata eletta all´unanimità nuovo tesoriere, succedendo nell´incarico al nuovo segretario Giulio Carli.

L´agenda del Pd di Siena: scuola, università, enti locali, trasporto pubblico. “Dai prossimi giorni – ha affermato il segretario Giulio Carli nella relazione – l´esecutivo sarà a lavoro per promuovere una mobilitazione con assemblee pubbliche nei 17 circoli, che ci accompagnerà per tutto il mese di settembre, per far conoscere ai senesi le nostre proposte alternative per il governo l´Italia, le idee del Pd per far uscire il Paese dal tunnel in cui lo ha condotto Berlusconi. Vogliamo spiegare le ragioni della nostra contrarietà alla manovra del Governo, una manovra iniqua che non rilancia la crescita, limitandosi a nuovi tagli che si scaricano sui ceti medio-bassi e sui servizi degli enti locali ai cittadini. Alla ripresa delle lezioni saremo davanti alle scuole per confrontarci con i genitori, gli studenti e gli insegnanti della scuola pubblica, massacrata dalla cosiddetta `riforma´ e dai tagli di questo governo. Vogliamo farlo in maniera strutturata, dando vita ad forum permanete del Pd sulla scuola. Dobbiamo poi programmare per i prossimi mesi un ulteriore momento di discussione sulla nostra Università, per aiutarla ad uscire dalla crisi che attraversa. Sul fronte interno al partito, ci prepareremo alla conferenza di organizzazione del Pd senese, che vediamo come un´occasione di discussione politica profonda sul Pd, che ne disegni la prospettiva di lungo termine in città”.

 

I tagli alle province. “Il tema della riduzione dei costi della politica è giusto – ha detto ancora Carli – anche se non va affrontato in un clima di emergenza ma in modo serio e strutturato, nell´ambito di un´idea complessiva di riforma dello stato e della autonomie locali. Per questo dobbiamo dire `no´ a qualunque deriva populista, prima di cancellare di netto degli enti locali che oggi hanno una funzione insostituibile di programmazione, di governance del territorio, di catalizzatore di investimenti. Serve invece una riforma organica, che stabilisca in primo luogo una nuova distribuzione dei poteri e dei compiti fra i diversi livelli di governo, che coinvolga le autonomie locali in un´ottica complessiva, che preveda lo spostamento verso il basso delle funzioni. Il taglio delle province di cui si parla non risolve i problemi del Paese, tanto meno quello della riduzione dei costi. E’ un’idea sbagliata, che presta il fianco al governo che da anni continua a smantellare di fatto i corpi intemedi dell’organizzazione pubblica e che rischia di produrre solo un neocentralismo regionale affiancato al rischio di autoreferenzialità comunale”.

 

 

 

Un governo di transizione per cambiare la legge elettorale. “Questo governo non più ha alcuna credibilità – ha detto Carli parlando della situazione politica nazionale. – Appoggiamo l´idea di Bersani di un governo di transizione, che affronti l’emergenza economico-finanziaria e cambi la legge elettorale. Serve un altro volto, che non sia quello di Berlusconi, per presentarsi nel mondo. L´attacco speculativo che ha subito l´Italia, come tanti ci hanno ricordato in queste settimane, è dovuto alla debolezza del Paese ma soprattutto alla perdita di credibilità internazionale nei confronti di questo Governo, incapace di fare scelte per il futuro. Un Governo che ha prodotto danni gravissimi alla nostra economia, alla competitività del Paese, che ha portato nel giro di 15 anni il rapporto debito/Pil dal 104 al 120 percento. Danni che resteranno negli anni e che graveranno sulle prossime generazioni”.