Così si aprono i dibattiti sulle responsabilità del passato perduto e si enfatizza il nuovo come rimedio al vecchio andato male. Sono corsi e ricorsi storici i confronti tra generazioni: ma, mentre nei tradizionali modelli di solidarietà e coesione sociale, il vecchio insegnava l’arte al giovane e correva il progresso, nella società della ricchezza la frenetica mobilità sociale e la più lunga vita garantita dalla scienza alle persone hanno incrinato questa regola e tra le generazioni non c’è più emulazione, ma vera competizione, nascostamente convinti ciascuno di noi nella propria perfezione e quasi immortalità. Insomma, il demone della prudenza e la virtù dell’umiltà sono dati per dispersi. Allora, il conflitto sociale infesta i rapporti privati, professionali e di rappresentanza tra le persone. Quando si parla di crisi della politica e di antitesi tra cittadini ed istituzioni, non è altro che il riflesso di questo scontro quotidiano dove le responsabilità si confondono e si perdono, ed i vuoti della politica diventano così confusione e pericoloso arretramento della democrazia.
Ecco che un Partito davvero popolare deve aprire una riflessione seria sul valore delle solidarietà sociali come senso profondo della vita individuale delle persone e collettiva delle istituzioni. Per cui, queste primarie del Centro-sinistra non possono tradursi nel nostro Partito Democratico solo come contrasto tra vecchio e nuovo, ma debbono invece esaltare il valore dell’unità per il meglio e affermare come discontinuità forte il recupero del valore delle solidarietà, ovvero che la ricchezza di un paese è la sua salute (pace, libertà ed uguaglianza) e si fa con il sapere, il lavoro, la responsabilità e la fiducia nel bene comune.
Nei prossimi anni avremo livelli istituzionali con meno risorse per programmare la crescita ed un mercato molto selettivo, dove l’innovazione continua sarà per le imprese l’unica condizione per sopravvivere. Ecco allora che dovremo tornare a credere di più gli uni negli altri, a fare meno processi alle intenzioni e quindi a coltivare più fiducia sociale per animare i nostri territori, per competere ed attrarre. E questa rinnovata fiducia sociale dovrà trovare sintesi in chi rappresenta istanze complesse in gruppi organizzati come i partiti e i movimenti e più ancora in chi, legittimato dal voto popolare, sarà deputato ad amministrare la cosa pubblica. Si tratta di un rinascimento culturale che nel nostro grande paese, l’Italia, nostro primo bene comune, può avere nuove radici nella grande storia dei comuni e dell’autogoverno locale.
Ecco, allora, che abbiamo bisogno come Presidente del Consiglio di una figura capace di questo rinascimento, che lo comunichi prima di tutto con sé stesso, con la sua semplicità e schiettezza, con la sua esperienza, con la sua conoscenza, con la propria convinzione che il bene comune si fa insieme, in Italia ed in Europa, e si fa con i migliori.
A me ora interessa questa sostanza e quindi scelgo ancora Pierluigi Bersani.
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