Le indiscrezioni pubblicate sulla stampa nazionale su un crollo verticale del tesseramento del Pd devono preoccuparci moltissimo. Se fosse così, non solo sarebbe un indice di generale disinnamoramento della politica (che ha le sue colpe), ma rappresenterebbe il progressivo scivolamento silenzioso del militante, a semplice elettore. Da chi era disposto a sentirsi parte attiva di una comunità, a chi al massimo è disposto a partecipare alle primarie per questa o quella carica.
In assenza di finanziamento pubblico, un partito con meno iscritti non solo è preoccupante per la tenuta dei conti interni, ma credo sia una spia della cattiva salute di una democrazia. Se un partito non sta in piedi con l’autofinanziamento, il rischio è che quella forza scompaia o, peggio ancora, che diventi dipendente da grandi finanziatori, o poteri forti.
In questi ultimi anni la politica, Pd in testa, ha dato prova di volersi rivoluzionare, forse in modo tardivo, ma radicale. L’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, comunque lo si voglia giudicare, è un fatto epocale che ci impone, come Partito Democratico, un ripensamento profondo di chi crede ancora nella politica organizzata.
Dobbiamo sfatare un mito comune: la politica, se fatta bene, costa. Costa nelle idee, nel tempo che serve per stare accanto alle nostre terre ed alle nostre comunità, richiede impegno, onestà, sacrificio personale nelle ore in cui si sacrificano affetti personali per senso di responsabilità. E per chi crede in una politica utile e seria, servono spazi e persone capaci per portare avanti i progetti. Lo sanno bene i volontari dei tanti circoli del Partito Democratico che si autofinanziano lavorando alle feste estive, e con tante altre iniziative, per poter fare attività politica sul territorio.
Leggo da più parti che alcuni parlamentari Pd stanno chiedendo ai tesorieri dei partiti che sono confluiti nel Pd di regalare il patrimonio al nuovo partito. Mi permetto di suggerire che sarebbe più semplice intervenire sulla recente legge sul finanziamento pubblico ai partiti, consentendo quello che adesso è negato: ovvero che le fondazioni o le associazioni di diretta emanazione degli ex Ds o Margherita possano contribuire con immobili o risorse, se lo vogliono, alla sopravvivenza del Pd.
Io credo che il Pd, e più in generale una buona democrazia, può funzionare bene solo se basa su partiti aperti e trasparenti, che possono svolgere il proprio compito in maniera autonoma anche economicamente. Certo, con strutture più leggere che in passato, ma che devono poter essere indipendenti e partecipate da iscritti ed elettori. Solo se siamo autonomi saremo ancora più credibili agli occhi dei cittadini, e potremo far bene i nostri compiti nel partito e nelle istituzioni.
Invito pertanto i circoli della provincia di Siena, sempre attenti e disponibili, ad impegnarsi in modalità nuove di partecipazione degli iscritti e a raddoppiare gli sforzi per aumentarne il numero. Serve uno sforzo collettivo per recuperare una situazione complessa, che interessa il Pd e, indirettamente, lo stato di salute della nostra democrazia.
Rosanna Pugnalini, tesoriere del Pd senese