Il gruppo Sena Civitas interviene con una nota relativamente al piano operativo del Comune di Siena: “Da un lato c’è chi dice che le possibili influenze culturali del Laboratorio di progettazione LaPei, fondato dall’architetto Alberto Magnaghi, noto sia professionalmente sia anche politicamente per le sue appartenenze passate all’estrema sinistra (Potere Operaio), a cui sembrerebbero legati idealmente alcuni tecnici incaricati, potrebbero avere influito sulle impostazioni di una giunta di centrodestra; dall’altro c’è chi ha scritto che il piano operativo è ‘la somma di licenze edilizie, confusa e speculativa’. Certo è che di cose che non vanno sembra ce ne siano molte e la decantata semplificazione e liberalizzazione, sarebbe una chimera”.
“Noi – prosegue il gruppo Sena Civitas – proponiamo una lettura tecnica ‘semplificata’ di alcune norme che, se bene interpretate, come crediamo, lasciano perplessi e fanno auspicare che vengano apportate modifiche sostanziali. Il nuovo piano operativo, nella sua articolazione complessa e farraginosa, impedirà lo sviluppo dell’edilizia in tutto il territorio comunale, non solo, ma sarà di grande ostacolo per la regolarizzazione delle lievi difformità che si sono succedute negli immobili dal 1942 ad oggi, rendendo di fatto incommerciabili una grande percentuale di fabbricati che non contengono dei veri e propri abusi edilizi”.
E ancora: “Il piano vieta per tutti gli edifici del centro storico e per gran parte degli edifici rurali, l’apertura di nuove finestre, lo spostamento di solai la realizzazione di scale interne oltre alla realizzazione di lucernari (salvo uno per ogni edificio per l’accesso al tetto). E’ ovvio che recuperare o ristrutturare gli immobili di un’area così vasta con queste limitazioni è oggettivamente impossibile, di fatto le uniche opere che si possono fare sono solo le normali manutenzioni, di certo è impedito il cambio di destinazione o il frazionamento di immobili, che gioco forza richiedono interventi sui solai e sulle aperture. Che succede nel caso in cui in passato, magari nel 1950, un solaio sia stato realizzato a quota diversa rispetto al progetto anche solo di 10 centimetri? Per effetto del nuovo piano operativo va demolito e spostato alla quota corretta, disfacendo tutto l’appartamento sovrastante. Che succede se in un progetto sempre degli anni ‘50 non è stata indicata una finestra o se in una planimetria catastale degli anni ‘40 il tecnico si dimenticò di indicarla? Secondo il piano operativo va richiusa anche se la stessa non comporta nulla sotto il profilo estetico”.
“Va da sé – scrive il gruppo Sena Civitas – che questo modo di normare non tutela l’interesse collettivo, anzi, serve solo a impedire gli interventi edilizi, dimenticandosi che, in ogni caso, su queste opere serve il parere vincolante del Soprintendente che ha il potere di stabilire se una modifica è ammissibile o meno sotto il profilo paesaggistico e monumentale, potere, totalmente svuotato dal piano comunale. Oltre a ciò il piano anziché dettare prescrizioni precise e univoche, per la maggior parte emana disposizioni estremamente soggettive e spesso anche incomprensibili, che non daranno certezza della fattibilità delle opere, ad esempio il rispetto dei fronti di carattere unitario, che ovviamente, varia da soggetto a soggetto, ma sulle prescrizioni fumose potremmo scrivere pagine su pagine. Come detto sopra tutte queste farraginose e vaghe prescrizioni, impediranno di regolarizzare molte lievi difformità che affliggono quasi tutto il patrimonio edilizio esistente, anche perché in epoche passate gli strumenti tecnici a disposizione ammettevano gioco forza una certa elasticità, di fatto tollerata da tutte le amministrazioni, Siena compreso. L’impedimento di regolarizzare sta nel fatto che per poter rimediare, ad esempio ad un’altezza interna di 10 centimetri in più, ma anche in meno, la legge prevede che detta opera sia stata fattibile secondo gli strumenti dell’epoca ma anche con quelli attuali: doppia conformità. Quanto sopra vale per gli edifici di tutto il centro storico e per gli edifici colonici, ma che succede nelle periferie con il nuovo piano? Vi sono regole che agevolano il recupero dei fabbricati? Anche in questo caso il piano si pone in contrasto con i bisogni dei cittadini, creando impedimenti tali da non consentire nulla oltre alla normale manutenzione, nonostante nei primi articoli si annunci il contrario”.
Prosegue la nota: “Se si volesse dividere un’abitazione costruita negli anni ‘60 – ‘70 ( Cappuccini – Petriccio – Pispini etc..) ciò non sarà possibile perché per farlo serve una quantità abnorme di superficie a parcheggio che, tra l’altro, la norma nazionale non richiede. Per dividere un’abitazione in due, ad esempio di 160 metri quadri in due da 80, serve una superficie a parcheggio pari a 64 metri quadri, pertinenziale ed esclusiva, che, ovviamente nelle zone sature non esiste. Secondo la legge nazionale del 1968 non spetta ai cittadini reperire le superfici a parcheggio nelle zone sature, spetta al comune per una superficie pari a 2,50 mq ad abitante, ossia, se nella zona dei Cappuccini abitassero 3.000 persone il Comune, nel piano, deve prevedere 7.500 metri quadri di parcheggi pubblici. La legge nazionale, a suo tempo, si è posta il problema delle zone sature, il Comune di Siena no, teniamo presente che ciò vale anche per i cambi di destinazione, anch’essi consentiti solo sulla carta. Sempre in riferimento ai frazionamenti, la legge nazionale ha liberalizzato il frazionamento di unità immobiliari che non richiede permessi edilizi e nemmeno superfici a parcheggio”.
“Tutta la parte normativa – conclude la nota – oltre ai problemi rilevati, è articolata in modo vago con regole e principi evanescenti che però rendono impossibile sapere cosa si può non si può fare. Un caso per tutti è rappresentato dall’articolo 37 che riguarda la gestione della corrivazione delle acque, già regolato da oltre 25 anni dai regolamenti regionali in modo chiaro e di facile interpretazione, mentre il regolamento comunale è incomprensibile nel linguaggio e nei contenuti. Purtroppo questo piano operativo adottato, nei prossimi anni ingesserà tutte le attività edilizie in modo ideologico, senza senso, creando danni irreparabili alla già critica economia senese, l’eccesso di prescrizioni fumose e inutili sarà causa di innumerevoli ricorsi al tribunale amministrativo che non faranno altro che alimentare l’incertezza dei cittadini e degli operatori del settore, oltre che a bloccare le compravendite immobiliari”.