«Cento giorni fa ho messo a disposizione di Siena, attraverso il PD ed il centrosinistra, la mia esperienza e le mie idee per svolgere un compito a cui ogni cittadino perbene dovrebbe aspirare, in un’Italia normale. Diventare sindaco di Siena in questo momento è un compito arduo, perché su questo straordinario scrigno di bellezza e di storia si è abbattuta una tempesta mai vista prima, che mette a repentaglio la qualità della vita e le prospettive dei nostri ragazzi. Però mi guardo intorno e vedo che poche città italiane ed europee hanno le nostre potenzialità, insieme all’intero territorio provinciale».
«La classe dirigente a cui era stata affidata la nostra città ce l’ha restituita indebolita ed impoverita, nel contesto della più grave crisi economica dal dopoguerra. Indebitamento irresponsabile e gigantismo sterile hanno danneggiato l’eccezionale tessuto sociale e culturale della città senza tuttavia annientarlo. Ed è proprio nel capitale umano di cui disponiamo che dovremo trovare la forza e la volontà di reagire, diventando una città “normale”, nel senso più nobile del termine, dove si viene scelti per il merito, dove i partiti non occupano ogni angolo di governo, dove l’impresa ed il lavoro sono in testa ai nostri pensieri, dove c’è libertà di iniziativa culturale, dove la pubblica amministrazione si mette al servizio dei cittadini e rende trasparente la propria attività».
«Vedo con dispiacere che il dibattito sulle elezioni amministrative è ancora condizionato dalla guerra politica della scorsa primavera, che ha lasciato la città in balia della gestione commissariale. Bisogna invece ripartire subito, rendendo più efficiente e meno costosa la macchina comunale, cercando di abbassare la pressione fiscale, attrarre nuove imprese e migliorare l’offerta turistica. Dobbiamo rapidamente rovesciare la cattiva immagine affibbiata a Siena, prima emblema universale del buon governo ed ora precipitata a simbolo del cattivo governo e dell’avidità di governanti inetti ed inadeguati».
«È il momento dell’innovazione, anche in campo istituzionale. È il tempo per realizzare un governo unitario dell’area senese, dove centomila cittadini vivono e lavorano in un’area dove scelte urbanistiche, produttive e logistiche devono essere concertate ed economizzate. È il tempo per programmare insieme ad Arezzo e Grosseto una visione integrata della Toscana meridionale. Per cercare di ancorare il Monte dei Paschi quanto meno alla Toscana. Per partecipare sistematicamente a bandi pubblici per intercettare quei contributi che sembravano superflui finché la Fondazione garantiva erogazioni. Per semplificare davvero le regole per le imprese che ci sono e per quelle che potrebbero insediarsi. Per chiedere all’Università ed all’Ospedale di organizzarsi partendo dai bisogni degli utenti. Per mantenere alta la protezione sociale dei più deboli. La necessità di essere severissimi con chi ha sbagliato non deve distoglierci dall’impegno per rilanciare economia, società e cultura. Dopo aver garantito a Siena decenni di benessere e governo illuminato, il PD ed il centrosinistra si sono impantanati in un sistema di potere che ne ha corroso valori fondamentali».
«Dobbiamo tornare alla matrice originaria, animandola con le migliori energie disponibili, senza barriere ideologiche, ma tenendo lontano chi volesse approfittare di questa lacerazione per progetti ed appetiti personali oppure per una sconclusionata contestazione, del tutto incapace di assicurare un governo affidabile a Siena. Nel PD si è rimasti per troppo tempo chiusi al proprio interno, finora escludendomi dalla possibilità di contribuire al cambiamento necessario, mentre il ricorso alle primarie servirà invece a sancire questa svolta, anche se non dovessi vincere io, perché comunque questa aspirazione al rinnovamento l’avrò rappresentata ed investita dentro un progetto nuovo, che i cittadini pretendono».
Bruno Valentini, Siena Cambia