Valentini: “La classe dirigente deve rispondere di quanto commesso contro Siena”

«La discussione su cos’è accaduto a Siena e dintorni in questi anni non può limitarsi agli addetti ai lavori ed appartiene alla città, ed in fondo a tutti i senesi la cui vita dipende dalla qualità del governo del capoluogo. Quanto è avvenuto in questi anni finirà sui libri di storia per la gravità e la profondità di cosa è stato rovinato e sciupato dopo i decenni se non i secoli che sono stati necessari per costruire questo patrimonio di bellezza e di benessere diffuso. La classe dirigente, non solo in politica, deve rispondere di quanto commesso a e contro Siena. La sentenza più raggelante l’ha emessa pochi giorni fa il presidente di BancaMPS, Alessandro Profumo, quando ha ammesso che negli ultimi 5 anni la banca ha fatto solo 50 milioni di profitti veri mentre il resto dei dividendi era il frutto di ardite operazioni finanziarie e contabili. A maggio io avevo scritto che: “molte operazioni societarie e finanziarie compiute dalla banca ed avallate dalla Fondazione non avevano in realtà creato nuovo valore ma solo alterato la contabilità aziendale evidenziando utili gonfiati oppure condizionati ad enormi rischi occultati e/o rinviati a tempi successivi. Ciò ha comportato lo stravolgimento della natura stessa di BancaMPS, culminato con l’acquisto incauto e strapagato di Banca Antonveneta, ed inoltre la produzione e conseguente distribuzione agli azionisti di utili “di carta”. Non ero solo io a pensarlo ma una sorta di censura o di collusione strisciante ha impedito una piena presa di coscienza collettiva. Le conseguenze dell’economia del debito su cui ha ruotato Siena negli ultimi anni stanno producendo un impoverimento generalizzato, aggravato da tasse insopportabili, quasi pari a quelle di un Comune in dissesto di bilancio. L’ingiustificabile tradimento della maggioranza al Comune di Siena non ha prodotto questi problemi ma li ha esasperati e non può diventare l’alibi per impedire un ragionamento serio sui guasti di un sistema consociativo che durava da anni, che ha mortificato il merito e le competenze. Conosco bene la base del PD e ne apprezzo la serietà e l’attaccamento ai valori della buona politica, ma ritengo che ci sia stata una scarsa informazione sullo sviluppo dei fatti nonché una gestione autoritaria, che hanno ridotto progressivamente la partecipazione, allontanato energie ed allargato il solco con la gente comune. Una vasta parte dell’opinione pubblica guarda con diffidenza e con malumore ai giochetti della vecchia politica ed in particolare a sinistra in molti si sentono smarriti. C’è un’autentica ossessione nel conservare il potere a qualunque costo e nel leggere il dissenso solo come manovre per sostituirsi nel comando. Ho offerto alla città la possibilità di allargare il dibattito sul che fare ed al centrosinistra di poter recuperare credibilità in modo da mantenere il diritto ad amministrare il governo della comunità. Non parlo per conto terzi. Negli stessi giorni in cui il PD provinciale sceglie giustamente i candidati al Parlamento senza rispettare i numeri delle firme necessarie, a Siena non mi viene riconosciuta la possibilità di cercare le 1500 firme di cittadini, confinandomi in un percorso blindato interno al PD, con le firme per Ceccuzzi già raccolte da settimane, cercando di far dipendere la mia candidatura da coloro che vengono additati come traditori. Questa protervia insieme alla riluttanza a riconoscere gli errori fatti assumendone veramente la responsabilità, sono la via giusta -lo dico soprattutto agli elettori del centrosinistra- per perdere il governo della città».