«Stasera ho visto nascere il PD. Il lieto evento era atteso da tempo, ma finora eravamo riusciti solo ad appiccicare le etichette. Tutta la prima fase è stata caratterizzata dalla ripartizione di incarichi per provenienze (basta leggere la storia recente di Siena). Nemmeno le dotazioni patrimoniali sono state fuse, così da salvaguardarsi in caso di successiva separazione. La primarie fra Bersani e Franceschini per la scelta del Segretario non avevano prodotto una sintesi più avanzata, perché non c’era stata una vera competizione sui contenuti. Questa volta sì ed è per questo che stasera ho visto nascere il PD».
«Il punto non era tanto mescolare i dirigenti quanto le idee. La sfida di Renzi equivale alla Bad Godesberg italiana. Nella cittadina di Bad Godesberg nel 1959 la socialdemocrazia tedesca celebro’ il congresso della svolta, abbandonando i vecchi schemi ideologici e candidandosi al governo della Germania con una nuova cultura riformista. Molti equivocano quando circoscrivono la competizione attuale ad uno scontro generazionale, non cogliendo le novità programmatiche di Renzi che influenzano anche le proposte di Bersani. Davanti al declino italiano ed europeo occorre ripensare il ruolo ed il costo dello Stato, garantendo equità e diritti senza penalizzare redditi ed iniziative imprenditoriali con sistemi burocratizzati ed a tassazione insopportabile. Il fallimento delle politiche conservatrici in tutta Europa, che stanno producendo impoverimento e disuguaglianza, chiede ai progressisti di scendere in campo con politiche nuove. In Italia il compito è più difficile perché abbiamo avuto la destra peggiore, che ha sfasciato la finanza pubblica rinviando ogni riforma strutturale. Nel dibattito di stasera queste difficoltà forse sono state minimizzate, tant’è che l’unico no l’ha pronunciato Renzi quando ha avuto il coraggio di ammettere che sulla riforma delle pensioni non si può tornare indietro. Comunque la si pensi, in questo momento l’Italia ha solo una via d’uscita che si impernia sul ruolo di governo del PD, l’unica forza che può modernizzare e stabilizzare economia e società. Non so se il PD avrà davvero il coraggio di provarci, mettendo in atto un cambiamento radicale che metterà in discussione rendite di posizione e piccoli e grandi privilegi. Io penso che gli italiani sono pronti a premiare con percentuali altissime di voto chi proporrà una svolta autentica, anche se onerosa, purchè accompagnata da sobrietà e da lotta implacabile contro corruzione ed illegalità. Il Paese descritto durante il dibattitto televisivo è un Paese sofferente ed arrabbiato ma anche pieno di energie da mettere in campo, che grazie alla sfida democratica delle Primarie del centrosinistra trovano finalmente uno sbocco invece di disperdersi nel ribellismo o nella rassegnazione. Quello che però Bersani non riesce a comprendere o forse ad ammettere è che il PD è stato parte del problema. E finchè non lo capirà non potrà essere la soluzione. Lo stesso succede ai sindacati, alle associazioni di categoria, agli organi di informazione, alla Pubblica Amministrazione. Matteo Renzi glielo ricorda ed è per questo che resta antipatico a coloro che non vogliono mettersi in discussione. Da questo bagno di verità passa l’autentica nascita del PD»