Bruno Valentini commenta le posizioni prese sulle primarie e sulla sua partecipazione da parte dei Riformisti senesi e da Sel e chiede spazio per sé e per i suoi sostenitori che stanno firmando in queste ore per la sua partecipazione.
«Aver ritenuto la mia candidatura un arricchimento dell’offerta politica e culturale è un atto di responsabilità che del resto ritrovo anche nelle parole di Pasquale D’Onofrio, candidato di SEL, che ha scritto che è necessario che i partiti “cedano sovranità ai cittadini” proprio con le primarie. D’Onofrio ha anche accennato all’ “inadeguatezza di chi ha portato il timone fino ad oggi”, auspicando “primarie vere e quindi più partecipate e combattute”. Molti dirigenti ed iscritti del PD senese mi hanno contattato in questi giorni per esternare opinioni simili, senza che ciò significasse un’automatica preferenza per me bensì la convinzione che sarebbe un bene per la democrazia. In effetti negli incontri con molte persone in questi giorni rilevo un rischio di ingovernabilità della politica cittadina, una frattura fra popolo e classe dirigente che è netta anche in una città tendenzialmente cauta se non conservatrice come Siena».
«Vi è anche un’altra questione. Si è voluto dare un’accelerazione alla primarie comunali, che è ingiustificata rispetto alla lontananza della scadenza elettorale che sarà fra maggio e giugno e che quindi è isolata dal resto delle città italiane che dovranno rinnovare i propri sindaci. Non mi risulta che ci sia una sola città, Roma compresa, dove la coalizione di centrosinistra abbia deciso di effettuare primarie per il sindaco prima delle elezioni politiche di febbraio, per evitare interferenze. Se proprio così dev’essere, almeno non arriviamoci con primarie senesi guastate da polemiche su eventuali esclusioni di chi rappresenta una voce critica, invece di concentrarsi sulle difficili cose da fare per aggiustare la rotta. La città non approverebbe e potrebbe rivolgersi altrove per essere guidata».