Simone Vigni, candidato del Pd di Siena in Consiglio comunale, interviene sul nuovo statuto della Fondazione Mps. “Non c’è alcuna ragione – prosegue Vigni – per forzare i tempi e approvare lo statuto in queste ore, quando fra pochi giorni avremo il nuovo Consiglio comunale che tornerà, dopo la parentesi del commissariamento, a rappresentare la sovranità dei senesi”.
“La riforma dello statuto della Fondazione Monte dei Paschi – dichiara Simone Vigni – è un passaggio importante per adeguare la ‘governance’ dell’istituto ai cambiamenti del sistema economico e finanziario, per aprirla alla società civile e al contributo di tutti quei soggetti che possono aiutarla a ritrovare quanto prima la sua missione filantropica, oggi fortemente ridotta a causa della crisi che sta attraversando. La consapevolezza degli errori del recente passato e la necessità di aprire una fase nuova nella vita della Fondazione consiglierebbero la ricerca di un giusto equilibrio tra la tutela della senesità di ieri, che nel 2001 fu affidata esclusivamente agli enti locali, e quella di oggi che, per ragioni normative ma anche di cambiamento politico, va affidata a più soggetti, anche esterni alla città”.
“Tutto questo deve avvenire con una distinzione netta e irrinunciabile fra il territorio di riferimento da una parte e gli enti nominanti dall’altra: il territorio di riferimento è e dovrà rimanere Siena e la sua provincia, mentre è giusto ragionare su una pluralità e diversità di enti nominanti o designanti, a condizione che non venga mortificato il ruolo dei nostri enti territoriali. L’allargamento del territorio di riferimento perseguito da Mancini è inaccettabile e va fermato perché sarebbe una svendita di portata storica, che finirebbe per disperdere le risorse, già di per sé limitate, che saranno a disposizione nei prossimi anni”.
“È perciò auspicabile – dice ancora il canidato consigliere comunale del Pd di Siena – che il rinnovo degli organi della Fondazione, previsto per agosto, possa avvenire già con il nuovo statuto: un obiettivo non inconciliabile con la necessità di far partecipare alla stesura del testo il nuovo Consiglio comunale, che sarà eletto a fine maggio. Ci sono più di due mesi di tempo durante i quali la città avrà la possibilità di condividere e valutare al meglio un passaggio fondamentale per il proprio futuro, col il quale si dovranno gettare le basi per la messa in sicurezza della Fondazione e per il suo rilancio, in modo da creare le condizioni per disporre di nuove risorse per lo sviluppo economico e sociale di Siena. Questo esito positivo dipenderà in buona parte dal ritorno alla redditività della Banca: obiettivo che può essere perseguito sostenendo l’attuale management e respingendo quel tentativo di ritorno al passato che si legge in certe presenze in una lista civica del centrosinistra”.
“Il tentativo di colpo di mano in corso in queste ore deve essere fermato – conclude Vigni – perché questa strategia non risponde agli interessi della nostra comunità, che nei secoli ha costruito quel patrimonio che Mancini è stato chiamato ‘pro tepore’ a presiedere e tutelare. C’è da chiedersi se dietro a questo disegno di Mancini non vi sia il tentativo di allontanare da Siena l’attuale management della Banca per prendersi una rivincita per conto dei suoi storici referenti politici. Il fatto che Mancini continui ad agire indisturbato nonostante tutto dà un’impronta di parte a tutto quello che è accaduto a Siena dal 2012 in poi”.
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