Sono stata ricoverata recentemente all’Ospedale di Campostaggia, reparto di Ostetricia e Ginecologia, dal 17 al 19 di ottobre, per un semplice intervento ad un ovaio, e sono rimasta un po’ attonita per l’organizzazione che ho trovato. Infatti, la mia postazione letto non era in Ostetricia e Ginecologia bensí in Chirurgia.
Non voglio criticare nè il lavoro dei medici nè degli infermieri, tutt’altro: voglio però esprimere la mia opinione come paziente, dato che stare in Chirurgia mi ha provocato vari disagi e, con tutto l’impegno, non vedo nemmeno i vantaggi che tale organizzazione possa apportare al lavoro dei ginecologi. Meno che mai agli infermieri, i quali, già in numero ridotto, fanno i loro turni letteralmente “correndo”, giorno e notte.
Non capisco perchè non sono potuta stare nel reparto dove lavora la dottoressa che mi ha operato e dove l’equipe medica e paramedica che vi lavora è preparata, con uniformità di criteri, per l’assistenza post-operatoria; non capisco perchè il reparto di Chirugia non è dotata degli ausili che normalmente servono ad una operata di ginecologia: mutandine di rete, assorbenti ecc e perchè nessun medico di Chirugia si è affacciato nelle 24 ore successive all’intervento a chiedere a me e alla mia compagna di stanza come stavamo (ossia, capisco che non siamo di loro competenza…); non capisco perchè per la visita di dimissione devo fare “un chilometro” a piedi per andare nel reparto di Ginecologia….ma perchè mi hanno sistemata in Chirurgia?
Come cittadina voglio sperare che il reparto di Ostetricia e Ginecologia di Poggibonsi, fiore all’occhiello della nostra città in tutta Italia, non voglia essere bistrattato e usato per logiche che niente hanno a che vedere con la professionalità e l’efficienza che finora sono state dimostrate.
Senza voler polemizzare, mi piacerebbe che i dirigenti della USL7 preposti potessero spiegare a noi cittadini i criteri con cui si è deciso di spostare questi letti di Ginecologia; sono sicura che ci saranno ragioni eccellenti che giustificano tal escelta però, realmente, come ricoverata non ne vedo l’utilità organizzativa; mi sembra piuttosto una grande mancanza d’ attenzione al malato!
Voglio concludere ringraziando le dottoresse Cristina Ferretti, Giovanna Piazzesi e l’anestesista Laura Brunelli, nonchè tutte le infermiere e gli infermieri di Chirurgia e Ortopedia perchè, nonostante tutte le incongruenze, si sono prodigati amabilmente e con professionalità affinchè vivessi il minor numero possibile di disagi.
Cordiali saluti,
Sandra Muzzi