Asl, protocollo d’intervento con le associazioni per aiutare i bambini autistici provenienti dall’Ucraina

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La guerra in Ucraina è una grande emergenza umanitaria nel futuro dell’Europa. L’evacuazione della popolazione civile ha creato una serie di bisogni e di emergenze che interessano anche il nostro Paese in quanto destinazione di molti rifugiati (a oggi sono oltre 70mila quelli giunti in Italia e stanno aumentando).

Nuclei familiari smembrati, minori non accompagnati, donne sole con bambini, anziani e persone disabili, autistici, sono portatori di esigenze specifiche che richiedono interventi selettivi che vanno oltre il sostentamento alimentare di cui tutti sembrano preoccuparsi in maniera esclusiva. Ed è in tale ambito che le associazioni di genitori di persone autistiche delle provincie di Arezzo e Siena (Autismo Arezzo, Autismo Siena Piccolo Principe) assieme alla Asl hanno definito un protocollo d’intervento per supportare e assistere eventuali bambini autistici in arrivo dall’Ucraina.

“Questo percorso, previsto dalle ultime decisioni del Governo sull’inquadramento dei rifugiati dalla guerra in Ucraina, vedrà coinvolta l’Asl e le Associazioni ognuno per la propria parte, – dichiara Giuliana Galli direttore del Dipartimento della Salute Mentale della Asl Toscana sud est. – Con la nostra Rete autismo aziendale, coordinata dal dottor Ettore Caterino, abbiamo definito un protocollo d’intervento mirato all’accoglienza delle persone con disturbi dello spettro autistico. In particolar modo per i minori per cui si sospetti o venga accertato un disturbo dello spettro autistico o altro disturbo del neuro-sviluppo dopo la visita del pediatra (mirata a valutare stato fisico, alimentazione, ritmo sonno-veglia; stato vaccinale), verrà effettuata una valutazione da parte del neuropsichiatria infantile e, se necessario, verrà attivata la presa in carico da parte di un team multidisciplinare per definire il profilo funzionale e gli eventuali interventi di supporto al minore stesso ed alla sua famiglia. Infine coinvolgeremo anche i nostri professionisti dei servizi sociali ed educativi per organizzare al meglio la permanenza nella massima sicurezza e salute”.

“Sappiamo bene, provandolo quotidianamente sulle nostre famiglie, – dichiarano attraverso i presidenti Andrea Laurenzi ed Alberto Negri le due associazioni che raggruppano decine di famiglie di Arezzo e Siena, – quanto la salute psicologica sia importante e siamo certi che aprire le nostre realtà associative a chi fugge dalla guerra permetterà di dare un senso più pieno e completo all’accoglienza. Far partecipare i minori con disturbi del neurosviluppo (autismo, disabilità intellettive, deficit comunicativi, disturbi della regolazione emotiva ecc.) alle attività laboratoriali delle associazioni, fornire, ove bisogno, un interprete per agevolare le comunicazioni, dedicare da parte dei nostri associati e volontari qualche ora del proprio tempo libero alle mamme e ai bambini oppure attraverso le nostre famiglie, condividere attività ludiche e sociali saranno senz’altro momenti di vera fratellanza e vicinanza a chi vive il dramma della guerra.

“Le associazioni di familiari possono e devono essere quelle che, grazie al radicamento nel territorio, alla conoscenza del sistema burocratico, delle opportunità nel territorio, affiancano il sistema pubblico con i loro volontari e genitori. Crediamo, – concludono, – che questo piccolo gesto sia anche il segnale della voglia di tutte le famiglie che hanno al loro interno una persona autistica, di essere parte attiva e integrata della società, di contribuire, ognuno con le sue forze e competenze ad alleviare il dolore e le sofferenze di questa grande moltitudine di persone”.