La cannabis ha da tempo raggiunto un posto di riguardo in termini di utilizzo terapeutico; una realtà composita che non sorprende più e che ha ottenuto negli ultimi anni il sostegno di buona parte della comunità scientifica.
Ad oggi l’utilizzo principale dei farmaci cannabinoidi avviene nel campo del dolore cronico in tutti quei pazienti che soffrono di patologie gravi; ben altro uso è quello riferito a prodotti che dalla cannabis derivano e che vengono sfruttati per le capacità analgesiche intrinseche. Basti menzionare, al riguardo, i benefici dell’Olio di Cannabis, un prodotto naturale che viene impiegato in ambito medico con differenti finalità.
In sostanza parlando di cannabis per uso medico si può dire che questa trovi applicazione soprattutto come
cura palliativa del dolore più che come terapia risolutiva: ci si riferisce ai tumori e alle sofferenze che derivano da radioterapie e chemioterapie, nonché ai dolori nei malati di Aids, Sclerosi Multipla, lesioni spinali, glaucoma e sindrome di Gilles de la Tourette.
Di recente si è parlato del potenziale effetto della cannabis anche nella cura della Sla, la sclerosi laterale amiotrofica ; il tutto è nato da una serie di esperimenti portati avanti su animali da laboratorio e finalizzati a evidenziare un rallentamento del decorso clinico.
Questa affermazione ha suscitato un acceso dibattito, cui hanno preso parte anche due esponenti della comunità scientifica toscana nonchè docenti universitari a Pisa. D’altra parte la Toscana è considerata da sempre all’avanguardia in materia di cannabis per uso medico, in quanto prima regione in Italia ad aver approvato una legge sul tema.
In una sua recente intervista Ubaldo Bonuccelli, direttore dell’unità operativa di Neurologia all’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana, ha affermato che ad oggi prove scientifiche certe sull’efficacia della cannabis nella cura alla Sla non ne esistano.
Sempre secondo il docente, deve essere ben chiaro il limite tra uso terapeutico ed uso ricreazionale, evitando l’uso di cannabis indiscriminatamente per tutti i tipi di patologie.
Ultimamente il dibattito sulle terapia del dolore tramite utilizzo della cannabis si è infuocato: sono molte le associazioni per i diritti dei malati che lamentano come, ancora ad oggi, si faccia scarso utilizzo della cannabis nei casi di dolore cronico.
Secondo Paolo Poli, presidente Sirca (Società Italiana Ricerca Cannabis) e docente di Terapia del Dolore all’Università di Pisa, in Italia ci sarebbero ancora remore da parte di molti medici nel prescrivere questi farmaci. E ciò perché mancano ancora evidenze scientifiche incontrovertibili.
Di contro le associazioni che combattono per il diritto delle cure tendono a prendere a riferimento studi portati avanti con cannabis generica, dimenticando che le specie di cannabis sono oltre 350, ciascuna con caratteristiche e percentuali di principi attivi differenti.
A fronte di tutto questo il professor Paolo Poli ha comunque voluto ricordare come l’Italia abbia, insieme a Olanda e Canada, la legislazione migliore in materia di cannabis medica.