Domenica 17 novembre ricorre la Giornata mondiale del prematuro, istituita nel 2008 e riconosciuta dal Parlamento Europeo grazie alla “European foundation for the care of newborn infants”. Obiettivo: sensibilizzare sul tema, sottolineare il valore dell’assistenza e l’importanza della prevenzione dei fattori di rischio. Nell’Ausl Toscana sud-est un bambino su dieci nasce prematuro. Forte è l’impegno dell’azienda sull’argomento sia un punto di vista assistenziale che di sensibilizzazione della cittadinanza. Il 16 novembre è in programma un seminario organizzato da Ausl Toscana sud-est e azienda ospedaliero-universitaria senese , dal titolo “Le cure perinatali in area vasta sud est”. Si terrà all’auditorium della cassa edile di Siena ed è rivolto a tutti gli operatori che lavorano nell’ambito del percorso nascita.
“Il seminario metterà a confronto molti temi che vedono impegnati i nostri professionisti quotidianamente – commenta Flavio Civitelli, direttore del dipartimento materno-infantile della sud est -. Si tratta di un momento di sintesi che proponiamo ogni anno a cui aderiscono in tanti. I temi trattati saranno soprattutto il trasporto neonatale protetto, il trasporto in utero per la mamma con gravidanza a rischio e la gestione delle gravi complicanze. L’evento certifica il valore della rete neonatologica e del percorso nascita aziendali, che ginecologi, ostetriche, infermiere e pediatri neonatologi hanno istituito con la collaborazione di tutte le strutture (terapia intensiva e rianimazione, radiodiagnostica, emergenza-urgenza, medicina di laboratorio e trasfusionale, cardiologia, oftalmologia etc). L’integrazione di area vasta con il terzo livello delle Scotte completa un quadro assistenziale che in termini di esiti e qualità delle cure costituisce un modello ”.
Come riportano all’unanimità le linee guida nazionali e internazionali, l’età femminile al di sopra dei 35 anni costituisce un fattore di rischio per le principali e più gravi complicanze della gravidanza, come diabete e ipertensione gestazionali e ritardo di crescita. Negli ultimi decenni si è assistito a un progressivo incremento dell’età materna, che è passata da 25 a circa 37 anni. Secondo l’esperienza del Centro di procreazione medicalmente assistita (Pma) della sud-est, l’età delle donne che ricercano tecniche di Pma è salita fino a una media di 40 anni, tanto che nell’ultima delibera regionale l’età limite si è spostata da 43 a 46 anni. In aggiunta a questo, il 40% delle prestazioni riguarda l’eterologa femminile, legata alla ridotta riserva ovarica per età avanzata. Questi dati evidenziano come siano in costante e rapido aumento le pazienti con età materna avanzata, che avranno, quindi, maggiore possibilità di configurare casi di gravidanza ad alto rischio, con necessità di ambulatori dedicati per un’assistenza adeguata.