Ricercatori dell’Università di Siena, del gruppo coordinato dalla professoressa Cosima Baldari, hanno scoperto un nuovo fattore che contribuisce alla vitalità delle cellule tumorali in questa patologia, creando le premesse per nuove cure su base genetica. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Blood.
La leucemia linfatica cronica è una forma tumorale a carico dei linfociti B, caratterizzata da una durata eccezionale della vita delle cellule neoplastiche, che in tal modo possono accumulare mutazioni e aumentare la propria aggressività.
I ricercatori hanno individuato il difetto presente nel recettore che dovrebbe favorire l’uscita delle cellule dagli organi linfoidi. Le cellule dei pazienti affetti da questa leucemia entrano più efficientemente negli organi linfoidi e sono notevolmente rallentate nella loro uscita, a causa di un difetto del recettore chiamato S1P1, la cui funzione è di richiamare i linfociti fuori dai tessuti linfoidi verso sangue o linfa. A causa del malfunzionamento del recettore si crea quindi una sorta di “imbottigliamento del traffico” nei tessuti linfoidi.
Individuando i meccanismi che regolano l’espressione del recettore, il gruppo del dipartimento di Scienze della vita dell’Università di Siena ha anche messo le basi per nuove terapie, basate sulla riattivazione del gene che controlla la produzione di S1P1.
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