Arriva da un team di ricercatori italiani dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese una speranza di trattamento con l’immunoterapia per il mesotelioma, un tumore raro legato all’esposizione all’amianto, con un’incidenza in costante aumento e che al momento non dispone di alternative terapeutiche soddisfacenti.
Sono stati infatti presentati al 18° Congresso Mondiale del Cancro al Polmone, il convegno annuale della IASLC – International Association for the Study of Lung Cancer, che si è appena concluso a Yokohama, in Giappone, i dati finali di efficacia dello studio NIBIT-MESO-1, primo trial al mondo che valuta l’associazione di due anticorpi immunomodulanti nel trattamento del mesotelioma: un anti-CTLA4, tremelimumab e un anti-PDL1, durvalumab.
Uno studio completamente made in Italy, promosso dalla Fondazione NIBIT – Network Italiano per la Bioterapia dei Tumori, in pazienti affetti da mesotelioma pleurico o peritoneale, alla diagnosi o dopo fallimento di una prima linea di chemioterapia, e guidato dalla dottoressa Luana Calabrò dell’U.O.C. Immunoterapia Oncologica che è parte del Centro di Immuno-Oncologia (CIO) dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese, diretto dal dottor Michele Maio.
«I dati finali dello studio – spiega Maio – hanno evidenziato l’efficacia della combinazione di tremelimumab e durvalumab nei pazienti con mesotelioma: dei 40 pazienti arruolati nello studio, 11 (27.5%) hanno raggiunto l’obiettivo della risposta clinica parziale, 26 (65%) hanno raggiunto la riduzione o la stabilizzazione della progressione di malattia. Anche i dati di sicurezza sono incoraggianti: solo il 17.5% dei pazienti ha avuto una tossicità di grado severo ma comunque controllata da adeguato trattamento per risolvere gli effetti collaterali».
«Un risultato positivo, importante e promettente – afferma la dottoressa Calabrò – perché al momento non vi sono farmaci efficaci nel controllare la malattia e nel migliorare la sopravvivenza a lungo termine dei pazienti affetti da mesotelioma, considerando anche che questo tumore raro, legato all’esposizione all’amianto, colpisce in Italia oltre 2.700 persone, con 1.900 nuove diagnosi ogni anno e un picco massimo atteso da qui a 5-10 anni».
Il trattamento standard in prima linea è rappresentato infatti dalla chemioterapia, che ad oggi però non ha dato risultati soddisfacenti, mentre in seconda linea non c’è ancora un trattamento standard.
«Al momento – conclude Calabrò – non ci sono terapie efficaci per curare il mesotelioma maligno e l’immunoterapia potrebbe aprire importanti prospettive di cura: quello che ci auspichiamo per il futuro è che questa nuova strategia terapeutica possa diventare il trattamento standard anche per questa patologia non soltanto nei pazienti pretrattati, laddove non ci sono farmaci attualmente disponibili, ma anche in prima linea, in sostituzione del trattamento chemioterapico, unico trattamento standard al momento disponibili».
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