Tosse, raffreddore e febbre alta sono i sintomi classici dell’influenza che da un po’ di giorni colpisce la popolazione e che fa pensare che si sia raggiunto il picco previsto dall’Istituto superiore di sanità.
Nulla di preoccupante, dicono dalla sanità pubblica del dipartimento di prevenzione della USL7, che consigliano caldo, riposo e di rivolgersi al medico prima di assumere antibiotici utili solo se è lo stesso medico a diagnosticare un aggravamento della malattia.
Al 20 gennaio, prima data di rendicontazione alla Regione Toscana per le aziende sanitarie sulla percentuale di vaccinazione antinfluenzale della popolazione ultrasessantacinquenne a rischio, la USL7 ha comunicato che era stato già vaccinato il 52% delle persone.
Anche se la campagna di vaccinazione è partita ufficialmente a fine novembre, più della metà della popolazione anziana e bambini a rischio è stata vaccinata nei tempi con una copertura del 50,3% per i comuni della zona senese, il 49,73% della zona Valdelsa, il 49,58% della valdichiana ed il 70,79% dell’Amiata.
Quest’anno, ricordiamo, che la campagna antinfluenzale è stata preceduta da una serie di notizie e di avvenimenti che ne hanno ritardato la partenza.
“C’è da dire che i ceppi virali che circolano – afferma la dott.ssa Alessandra Bagnoli responsabile della UF Sanità Pubblica della USL7 zona Senese – sono esattamente quelli previsti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e che sono stati inclusi nel vaccino messo a disposizione delle aziende e del mercato”.
Quest’anno il vaccino antinfluenzale conteneva, infatti, le due nuove varianti antigeniche, per cui, anche chi si era vaccinato nelle precedenti campagne, non è completamente protetto. In circolazione c’è il ceppo virale del 2009 assieme però a due ceppi diversi da quelli che ci sono stati nell’ultimo biennio. Ecco anche le ragioni per cui ogni soggetto reagisce in modo diverso all’infezione influenzale.