Smart working. Anche la Asl cerca di tutelare più dipendenti possibile dal contagio del coronavirus. Alla Ausl sud est il 60% dei dipendenti del comparto lavora da casa.
Si chiama smart working in inglese, si traduce con “lavoro agile” in italiano. È una delle disposizioni suggerite in questo momento per alleggerire il carico della presenza fisica negli uffici, per evitare assemblamenti in luoghi dove potrebbe diffondersi il virus Covid-19.
È di pochi giorni fa la delibera n. 293 firmata dalla direzione dell’Azienda Usl Toscana sud est che autorizza, in via transitoria e per la durata dello stato di emergenza, il ricorso al lavoro agile per i dipendenti come misura di sostegno alle famiglie e ai lavoratori.
Sono state previste tutte le azioni che hanno allargato la platea dei possibili smart worker della Toscana sud est.
L’ultima rilevazione effettuata dalla Direzione ha fatto registrare quasi il 60% dei dipendenti del comparto che ha avuto autorizzata dal proprio dirigente responsabile di struttura la possibilità di lavorare da casa.
Da questa misura è escluso, per ovvie ragioni, il personale dei servizi sanitari di cura e socio assistenziali con contatti con i pazienti e gli assistiti. Non possono accedere allo smart working anche i dipendenti che, nella propria sede, utilizzano strumentazioni non utilizzabili da remoto.
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