Nel carcere di Ranza, dunque, si è registrato il primo caso di un detenuto positivo al Covid-19. Si tratta di un 60enne che da poco è stato trasferito da una casa di reclusione di Bologna. Nel capoluogo emiliano l’uomo era stato sottoposto ad un primo tampone, risultato negativo. Ma all’arrivo a Ranza è stato sottoposto ad un secondo tampone, al quale stavolta è risultato positivo. Il detenuto si trova adesso in isolamento, ma d’altronde la direzione del carcere aveva già precedentemente disposto l’isolamento preventivo di tutti i detenuti che sono stati trasferiti nel corso delle ultime settimane. “Quest’uomo è probabilmente entrato in contatto a Bologna con persone che poi sono risultate contagiate e positive al Covid-19 – afferma Sofia Ciuffoletti, direttrice de L’altro diritto e garante dei diritti dei detenuti di Ranza –. Noi crediamo che in momenti come questi sia fondamentale adottare tutte le metodiche corrette. Tante carceri italiane sono sovraffollate, quindi anche in tempi normali esistono enormi problemi, adesso ci sono tante difficoltà anche da un punto di vista sanitario. Noi chiediamo che sia garantita la tutela sanitaria di tutti i detenuti. Se in questo periodo vanno fatti dei trasferimenti la nostra richiesta è che essi vengano effettuati seguendo tutte le normative necessarie anche da un punto di vista sanitario. C’è tensione in tutte le carceri, anche se devo dire che nella struttura di Ranza la direzione sta svolgendo un ottimo lavoro e questo ci fa dormire sonni abbastanza tranquilli”.
Sofia Ciuffoletti, quali sono le vostre principali richieste in questo frangente?
“Chiediamo innanzitutto che possa essere fatto uno screening completo a tutti coloro che sono nelle carceri, quindi non solamente agli agenti penitenziari ma anche ai detenuti. Chiediamo che sia possibile effettuare sia i test sierologici che i tamponi. In Toscana è stato comunicato che questi esami saranno effettuati, noi continueremo a monitorare la situazione. A Sollicciano hanno già iniziato, proseguiranno poi con le altre carceri toscane”.
A Ranza c’è un problema nel reperimento delle mascherine necessarie?
“No, in questo momento direi di no. Il Comune di San Gimignano ha appena donato 600 mascherine alla struttura, questa è una risposta importante. E’ ovvio che l’impegno dovrà poi proseguire per assicurare che le mascherine siano a disposizione costantemente all’interno del carcere. L’approvvigionamento dovrà essere continuo. Nel piano-mascherine del presidente della Regione Toscana Enrico Rossi devono essere tenuti in considerazione anche i detenuti”.
Il detenuto arrivato a Ranza da Bologna e risultato poi positivo al Covid-19 indossava la mascherina al momento del trasferimento?
“Sì, ci hanno detto di sì. Sia lui che gli altri detenuti trasferiti e anche gli agenti indossavano tutti le mascherine di protezione. Al momento del loro arrivo a Ranza, a tutti i detenuti trasferiti è stato fatto il tampone, l’unico positivo è stato quest’uomo. Tutti i detenuti appena arrivati a Ranza erano stati già messi in isolamento preventivo, la direzione di Ranza è un esempio di buona gestione”.
Dentro ad un carcere è in questo momento possibile ricevere delle buone cure sanitarie?
“Ovviamente in un carcere accade spesso che la popolazione sia debilitata e vulnerabile. La cura dei detenuti spetta al sistema sanitario, Ranza ha anche il problema di non essere molto vicino a presidi ospedalieri. Per quel che riguarda l’uomo positivo al Covid-19, in questo momento è asintomatico, tuttavia è ovvio che abbia bisogno di un monitoraggio costante. Ricordo a tutti che la questione della salute dei detenuti deve essere un tema pubblico di interesse generale”.
Esiste un problema di sovraffollamento nel carcere di Ranza?
“Direi di no. Alcuni detenuti hanno scontato la loro pena e sono usciti dal carcere, altri però sono arrivati con dei trasferimenti. Comunque nella struttura di Ranza riescono in questo momento a garantire anche gli isolamenti per motivi sanitari, quindi il problema del sovraffollamento lì non c’è. Il tema è invece assolutamente presente in tantissime altre carceri italiane”.
Gennaro Groppa