Un impianto di stimolazione cerebrale profonda elimina “tremore essenziale”, grave disordine neurologico, per una paziente di 78 anni
Una riduzione quasi completa del “tremore essenziale”, un grave disordine neurologico, grazie ad un impianto di neurostimolazione cerebrale profonda su una paziente di 78 anni. E’ il risultato dell’intervento di alta specializzazione realizzato all’interno del Dipartimento di Scienze Neurologiche e Neurosensoriali dell’AOU Senese, diretto dal professor Alessandro Rossi, grazie ad un team multidisciplinare delle unità operative di Neurologia e Neurofisiologia Clinica, Neuroimmagini e Neurointerventistica, NeuroAnestesia e Terapia Intensiva, con tecnica “asleep-aweak-asleep anestesia, ed eseguito dal neurochirurgo Francesco Cacciola, “guidato” con neuromonitoring intra-operatorio dal neurologo Simone Rossi.
«Abbiamo impiantato due elettrodi nel talamo destro e in quello sinistro della paziente, – spiega il neurochirurgo dottor Cacciola – che soffriva da anni di un tremore estremamente invalidante alle mani, alle braccia, al tronco, alla testa e alla voce. Questo tremore limitava notevolmente la sua autosufficienza ed era peggiorato negli ultimi quattro anni, al punto da dover essere sempre assistita nelle sue attività quotidiane, compresa l’alimentazione».
L’intervento è stato effettuato con la paziente collaborante, cioè sveglia e minimamente sedata, in modo da favorire l’interazione tra paziente ed équipe, per valutare l’efficacia dell’impianto.
«Abbiamo introdotto degli elettrodi a circa 7 cm di profondità nel cervello – aggiunge il neurologo professor Simone Rossi – eseguendo delle prove di stimolazione con il coinvolgimento diretto della paziente. Una volta definita la posizione adeguata, abbiamo inserito gli elettrodi collegandoli ad una batteria impiantata sotto la clavicola».
La signora ha risposto positivamente all’intervento, con una riduzione quasi completa dei tremori, in particolare alle braccia e alle mani, e con un miglioramento notevole alla voce.
«Finalmente la signora è nuovamente in grado di alimentarsi in autonomia ed eseguire le normali attività quotidiane – conclude il dottor Cacciola – Si tratta di una soluzione terapeutica che può essere utile a molte tipologie di pazienti che possono così tornare a riappropriarsi della propria vita. E’ quindi importante essere informati su queste tipologie di intervento e puntare alla massima condivisione tra professionisti sanitari».