“Va garantito anche a chi vive in paesi e frazioni il diritto a riscuotere la pensione o a prelevare contante soprattutto dove non c’è Atm o Postamat, mentre è tutt’altro che necessario garantire operazioni come il pagamento di bollettini postali, multe o la rata del mutuo, le cui scadenze sono state posticipate”.
I sindacati confederali Cgil e Uil, insieme alle rispettive categorie dei pensionati e dei lavoratori postelegrafonici, chiedono a Poste Italiane di decidere e comunicare in modo chiaro quali sono le attività per cui è lecito recarsi agli uffici postali, e quali sono escluse, adeguandosi come ogni azienda agli obblighi stabiliti dai recenti DPCM e salvaguardando chi lavora e chi fruisce dei servizi.
“Ci aspettiamo che il Prefetto faccia rispettare anche a Poste Italiane questi obblighi – sottolineano i sindacati – anche perché fra l’altro l’Azienda svolge un ruolo d’interesse pubblico e sociale, per cui rientra
nei suoi doveri garantire alle persone anziane la possibilità di riscuotere la propria pensione. Consideriamo quindi sbagliato chiudere del tutto, mentre sarebbe opportuno alternare i giorni di apertura, garantendo quel servizio minimo su tutto il territorio di ogni comune. E, al pari di tutti quelli che erogano servizi e sono aperti al pubblico, è doveroso anche per Poste fare filtro agli ingressi e/o valutare la formula dell’appuntamento ed erogare solo prestazioni urgenti ed indifferibili”.
“Questa è in definitiva l’occasione – concludono Cgil e Uil – per fare educazione sanitaria, e organizzare i servizi in modo da evitare assembramenti. All’ufficio postale come al supermercato, infatti, ci si deve andare il meno possibile e solo per motivi indifferibili. In questo senso esortiamo il Prefetto ad intervenire nei confronti di Poste, coordinandosi con i sindaci ed anche con i sindacati. Con il buon senso e la buona volontà di tutti è una situazione che si può recuperare”.