Inno alla bici. Perché si ama, perché fa bene. Anche all’economia

Si è appena conclusa la Settimana europea della mobilità dolce e anche la pagina sull’Eroica è chiusa. Il segnale è chiaro: dilaga la mania delle due ruote, della mobilità dolce, a livello mediatico, anche.

Che significato hanno tutte queste iniziative? A spiegarlo è Luca Bonechi, presidente Ari, in primis un randonneur, un randagio. Così si definiscono gli uomini e le donne che vivono pedalando anche sulle nuvole, se c’è bisogno.

“Questo è il segno che vi è un mondo sempre più popolato di persone, enti ed associazioni che crede che anche in Italia sia possibile lavorare con costanza e lungimiranza per recuperare il terreno perduto nei confronti di altri Paesi europei per promuovere l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano e per il tempo libero”.

Perché e in che modo si ama la bici?

“Si ama la bici perché è il miglior mezzo che ti consente di apprezzare il silenzio della campagna ma anche di muoverti in città con maggiore comodità, anche se ciò, ad onor del vero, non avviene ovunque. La bici è utilità ma anche libertà. Con la bici consumi la tua energia fisica ma ne generi altrettanta nel fisico, nella mente e nell’anima”.

Europa e Italia: quanto è stato realmente fatto e quanto invece è rimasto dentro la demagogia o le facili promesse?

“L’Italia è uno dei paesi che deve ancora lavorare molto per adeguarsi ad un modello europeo che punta ad una affermazione della mobilità sostenibile. Muoversi in Europa è più sicuro che muoversi in Italia. L’Italia è un paese ad elevato tasso di motorizzazione, buon numero di bici, diffusa rete stradale ma bassissimo grado di ciclabilità. Per avere una idea basti pensare che in Italia ci sono 62 auto ogni 100 abitanti contro le 52 in Germania. La Germania conta 12.500 km di autostrade, 630.000 km di strade extraurbane e 40.000 km di ciclovie. In Italia, a fronte di 6.700 km di autostrade si contano 310.000 km di strade extraurbane e solo 3,200 km di ciclovie. E la Germania non è al top in Europa. In Italia si fanno tanti progetti per realizzare strade ciclabili ma dal 2007 ad oggi sono stati realizzati solo un migliaio di km spesso senza un disegno preciso di rete e molte oggi già assalite da erbe e maltenute. Così non andiamo da nessuna parte. Mancano i soldi ma in primis manca la cultura ed una autorità della Mobilità Dolce che sia in grado di proporre, condividere ma anche realizzare, con istituzioni ed associazioni, un serio progetto di rete nazionale”.

Sul territorio senese si può fare molto. Intanto il bike sharing… Funziona? Cosa eventualmente manca?

“Certo che si può fare molto. L’esempio della città con il bike sharing e di quanto ha fatto la Provincia con il Master Plan della Mobilità Dolce ed il brand Terre di Siena ne sono testimonianza tangibile. Il problema è che l’iniziativa del Comune non rimanga isolata e che qualcuno rianimi l’Istituzione Provincia perché possa, con i Comuni, occuparsi di quella parte importante della mobilità ciclistica che utilizza la bici per turismo, sport o semplicemente per il tempo libero. E con ciò si entra nel campo della mobilità extraurbana”.

L’Ari (Audax Randonneur Italia) sta lavorando molto per diffondere la cultura della mobilità dolce. In sintesi, quali i progetti?

“L’Associazione Audax Italia è ormai diffusa in tutto il paese e conta, dell’esperienza di 80 Società aderenti, di una conoscenza approfondita di non meno di 30.000 km di strade secondarie ad elevata ciclabilità perlopiù comunali e provinciali a traffico promiscuo che noi amiamo definire “condominiali”. Ma conta in particolare della maturazione di una cultura della quale vorremmo che rimanessero contagiate le Istituzioni preposte a trovare le migliori soluzioni affinché le strade si trasformino da teatri di scontri tribali tra i vari utenti a luoghi di civiltà. Noi partiamo da una semplice constatazione: il 95% dei ciclisti extraurbani frequentano in Italia strade a traffico promiscuo e, ammesso che si affermi nel paese una improvvisa attenzione per la mobilità e si possa finanziare con copiose risorse una decorosa rete ciclabile nazionale. Completamente protetta, tra 50 anni ci sarà sempre il 90% dei ciclisti che utilizzeranno le strade secondarie magari in promiscuità a mezzi elettrici ma pur motorizzati. Pertanto si pone un problema molto semplice: definire una rete nazionale di strade ad elevata ciclabilità, provvedendo alla mappatura, riconoscimento e promozione di quelle strade ove è possibile garantire il massimo della sicurezza e della godibilità. Il progetto costa molto poco e restituisce una funzione a dei beni che in parte l’hanno perduta. Ma ad oggi purtroppo sembra che le cose semplici e la cura dei beni che ci sono e che da tempo costituiscono un valore territoriale non vada di moda. Sospetto che per i più sia più profittevole perdersi in convegni e progetti utopistici che affrontare la cura di ciò che esiste. Per questo il nostro progetto si chiama “Riciclovie” e per questo noi ci batteremo con ogni nostra forza perché non venga tolto il respiro alle strade secondarie e non solo a quelle bianche.

Progetti che, portati avanti, potrebbero anche rilanciare l’economia del territorio, come avete annunciato a suo tempo insieme a Fabio Bardelli e Luigi Borri? Come e quanto si investe e quanto potrebbe, il territorio, rilanciare la propria economia?

“Certo che potrebbero rilanciare l’economia. Recentemente al convegno di San Gusmè abbiamo dimostrato che in una realtà come la nostra si può, come recita un promo di Terre di Siena, “perdersi nella bellezza è un privilegio per tutti”. Ma per potersi perdere non bisogna star fermi ma muoversi con lentezza e la curiosità di chi ama scoprire il bello ed il buono di un territorio unico al mondo. Il ‘turismo attivo’ può per Siena costituire una buona opportunità economica ma anche di salvaguardia della socialità ed identità dei luoghi minori. In questo inverno noi affineremo e presenteremo le nostre idee progettuali che ci auguriamo possano costituire virtuoso punto di confronto con le Istituzioni. Ma, bene inteso, non ci interessa la replica dei copiosi e talvolta distratti apprezzamenti ricevuti nelle tre edizioni di Idee Pedalabili, ci interessa invece la condivisione di un progetto e la sua concreta attuazione. Diversamente continueremo ad andare solo in bici e ci divertiremo lo stesso”.

(nelle foto d’archivio alcuni momenti della Peda…Rando dello scorso settembre, percorso della 1001Miglia arrivato fino ad Expo con il paniere delle eccellenze italiane . Nell’immagine in evidenza, a destra, Luca Bonechi)

 

Katiuscia Vaselli

Katiuscia Vaselli

Nata nel cuore di Siena, giornalista e contradaiola fervente. Ora Capo-redattorice di Siena News e Presidentessa di Dinamo Digitale.

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Katiuscia Vaselli

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