Le immagini trasmesse in tutte le televisioni nazionali sono tragiche e riempiono l’animo di un senso di impotenza e di fatalità. La morte di Piermario Morosini lascia senza parole come sempre avviene quando ad andarsene è un ragazzo, giovane, nel pieno delle forze e mentre sta facendo quello che oltre ad essere una professione è un gioco, uno sport, un divertimento. Morosini giocava nel Livorno ma a Siena c’è chi lo ha conosciuto bene. Per alcune stagioni Piermario ha giocato nel Bologna ed era compagno di squadra di Claudio Terzi. La stagione scorsa, invece, Morosini militava nell’Udinese assieme a Bernardo Corradi.
Negli Usa La notizia viaggia veloce attraverso le televisioni, i telefoni, i social network. Piermario aveva una storia fatta di tante tragedie alle spalle, della morte prima della madre, poi del padre, poi del fratello. Chi lo ha conosciuto parla di lui come di un ragazzo che era riuscito a farsi forza anche contro ai terribili ed inspiegabili voleri del destino. Amava giocare a calcio ed era riuscito a coronare il suo sogno diventando un calciatore professionista. Ieri però la sua vita è terminata davvero molto presto, proprio su un campo di pallone.
Una stagione fa si erano incontrati e conosciuti e avevano vissuto alcuni bei momenti insieme. Ieri pomeriggio Bernardo Corradi è stato raggiunto dalla notizia mentre si trovava a Dallas, poche ore prima di entrare in campo con la squadra del Montreal Impact, compagine canadese che milita nella Major League nordamericana con la quale l’attaccante senese giocherà almeno fino a giugno con la possibilità, chissà, di prolungare poi anche il contratto. “Ma devo valutare bene con la famiglia, non ho più venti anni e a questa età è più dura rimanere a lungo lontano dagli affetti”, dice.
Corradi, come ha saputo la tragica notizia?
“Mi ha telefonato poco fa Giampiero Pinzi e mi ha detto tutto. Sono veramente sconvolto ed incredulo. E’ terribile quello che è avvenuto, soprattutto conoscendo la storia della sua famiglia. A volte sembra che la sorte si accanisca con le persone”.
Vi conoscevate bene?
“Sì, eravamo amici, gli volevo bene. Lui non veniva quasi mai convocato per le partite ma faceva parte del gruppo, eccome se ne faceva parte. E’ venuto tantissime volte a mangiare a casa mia. Mi ricordo tante cene nelle quali eravamo io, lui, Coda, Pinzi, Belardi ed Handanovic. Abbiamo passato bei momenti insieme. Era una persona di compagnia. Doveva avere una forza interiore straordinaria per essere riuscito a superare tutte quelle tragedie familiari che ha vissuto. E con noi aveva sempre il sorriso sulle labbra, nonostante tutto riusciva a guardare al futuro con ottimismo. Si fa davvero fatica a credere quello che è accaduto oggi pomeriggio. Mi lasci dire una cosa importante”.
Prego.
“Dato che in queste circostanze si parla subito di cose strane voglio precisare una cosa: Piermario era un ragazzo sano e controllatissimo. Io non credo a tutte le voci di farmaci e doping che vengono messe in mezzo quando accadono queste cose. Metto la mano sul fuoco per Piermario. Io non so da cosa possano dipendere queste tragedie. Poi è strano che capiti in Italia, che è in assoluto il Paese nel quale i controlli vengono effettuati in maniera più approfondita. Io ho giocato in Inghilterra, in Spagna e adesso negli Stati Uniti e posso affermare senza timore di essere smentito che in Italia i controlli vengono fatti in modo serio e completo. Purtroppo il corpo umano non è una macchina e capitano cose incredibili che sono anche difficili da spiegare”.
Quando è stata l’ultima volta che ha parlato con Morosini?
“Ci siamo sentiti nella scorsa estate, nei giorni del calciomercato. Io speravo che trovasse una sistemazione perché era un buon calciatore e meritava di giocare in qualche buona squadra. Sono stato contento quando ho sentito che il Livorno l’aveva ingaggiato. Adesso sono distrutto da questa notizia”.
Gennaro Groppa