Francesco Burroni dedica una poesia ad Hackett

Basket poetry

Ode a Daniel Hackett per la sua partenza da Siena

 

Daniel Hackett

Daniel Hackett

Per quanto tu pensi di assistere a un gioco

il basket è uno schema ordinato

di linee, trapezi, triangoli.

Due armate si affrontano e scontrano

con schemi segreti

studiati di notte nei bunker

e non è per un caso il taglio di un pivot

un play che sale o un’ala che scende.

All’attacco o in difesa

le due Armate si affrontano e scontrano

con temibili armi geometriche

e matematica spietata freddezza.

Due eserciti di soldati imperiali

della terza dinastia Ming

alti almeno due metri

in calzoncini e divise sfolgoranti

si muovono agli ordini di un coach-generale

che ha già disegnato sulla sua lavagnetta

il piano d’attacco al nemico

… e così è ogni volta

di partita in partita, di trincea in trincea

e ogni coppa e ogni campionato

è una guerra da vincere.

 

Poi ogni tanto

nel mezzo di questa impietosa battaglia

forse per capriccio

o forse per ricordare ai comuni mortali

che esiste anche l’arte e la bellezza

gli dei dell’Olimpo

inviano a sorpresa un poeta

un deus ex machina

che trasforma un’arida sfida sportiva

in pagine di letteratura.

 

Così Daniel Hackett

(dal nome senz’altro un folletto

fuggito dal sogno di shakespeare)

non è più di tanto interessato a quel gioco

il basket per lui è solo un pretesto

per scrivere versi e passi di danza.

Davanti a una teutonica massiccia difesa

incerta tra l’uomo e la zona

pur di mordere gambe e caviglie

lui scivola via lasciando sul parquet

la traccia di un endecasillabo

con l’ultimo accento sulla “e” di canestro.

Rimangono attoniti gli altri

che non si aspettavano di trovare

tra le pagine di un libro di trigonometria

rime, enjambements, quartine e sonetti.

 

Ma ecco che ancora riceve al centro la palla

potrebbe iniziare uno schema

attendere il taglio di un pivot

e invece dà il via

ad un passo di valzer, di samba, di tango

e la palla innamorata danza con lui

e lo segue fino all’inevitabile casché finale

quando lei docile e sensuale

si adagia proprio dentro al canestro.

 

Poi lo vedi in difesa impaziente

come un bambino senza giocattolo

e allora ruba la palla

come si ruba una merendina al compagno di banco

e via all’avventura.

Ora in contropiede potrebbe facilmente

travolgere lo sguarnito campo avversario

ma quand’è quasi giunto

alla linea che segna il confine del suolo nemico

si ferma a sorpresa

e il pubblico tutto trattiene il respiro

tutto si ferma

il pubblico sugli spalti

i giocatori dell’una e dell’altra sponda

gli arbitri e gli assistenti di gara

i cronometro sul tabellone si ferma

il tempo si ferma

nessuno respira

e in quest’attimo fuori dal tempo

sull’ accesa divisa di Hackett

all’improvviso appare un frac, un cappello a cilindro

e una bacchetta da prestigiatore

“Attenzione signori e signori… adesso farò sparire la palla!”

ooooplà… e la palla scompare davvero

e dal cappello a cilindro

riemerge una bianca colomba

che volteggia leggera nell’aria

e va subito a cercare la sua gabbia-canestro

… e sono ancora tre punti!

 

Poi eccolo ancora e ancora e ancora

che corre dovunque e comunque

imprendibile spiritello dei boschi

e gli uomini che cercano di fermarlo

sembrano immobili querce centenarie.

E lui fugge fugge fugge ancora

e vola via dal parquet

vola nel cielo sopra il palazzetto di cemento

vola sopra la città e le colline

impossibile fermarlo

i democratici dei dell’Olimpo

hanno deciso di regalare a tutti un po’ di poesia

“Non siate egoisti – hanno detto –

non potete tenerlo solo e per sempre per voi!”

 

Addio Daniel Hackett giocatore-poeta

folletto spuntato dal Sogno di Shakespeare

rimarranno per sempre

tra le linee di gioco e gli sponsor

del parquet bianco e verde

la tracce leggere delle tue poesie.

 

Francesco Burroni