Antonio Ponte non demorde: vuole attirare le aziende senesi nell’orbita della Robur. Il presidente bianconero ci sta provando in tutti i modi e ieri ha fatto un passo per convincere gli imprenditori ad andare allo Stadio Artemio Franchi. Verso le 18 dell’11 novembre, infatti, sono stati inaugurati i nuovi skybox nella “casa” del Siena. Questi 10 spazi riservati hanno dei servizi aggiuntivi esclusivi per chi li prenota: servizio catering, riscaldamento d’inverno, aria condizionata in primavera-estate e una visuale dall’alto che permette di seguire in maniera ottimale la partita. I servizi d’ospitalità d’alta fascia negli impianti sportivi sono presenti negli stadi e nei palazzetti statunitensi da tempo e solo nell’ultima quindicina d’anni si stanno sviluppando anche in Europa. Il progetto è dell’architetto Gianni Neri e dell’ingegner Pietro Mele ed è stato realizzato con la formula dello scambio pubblicità-lavoro con le aziende coinvolte.
Ai microfoni della stampa Ponte ha fatto capire che la creazione degli skybox rientra in un progetto a lungo termine per trasformare lo stadio in un impianto “all’inglese”, con l’eliminazione della pista d’atletica per esempio. Non sappiamo quanto le istituzioni siano a conoscenza delle idee in grande dell’italo-svizzero, ma tant’è che il restyling di tutta la tribuna coperta è stata fatto.
Il motivo di questi ritocchi emerge dalle parole del presidente: “Vogliamo avvicinare le imprese al calcio, potendo così offrire ai loro clienti un posto riservato allo stadio. Per ora non sono riuscito a coinvolgerle. Ma non mi do per vinto. È un incentivo per non stare sul divano, noi cerchiamo di replicare quella situazione comoda”.
A proposito dei risultati sportivi della Robur Ponte si dice fiducioso: “Abbiamo una squadra competitiva, vedendo le altre compagini sarebbe possibile un nuovo miracolo”. Il presidente alla fine ha salutato i giornalisti con un monito sui costi del mondo del pallone: “Ci vuole molto coraggio a fare calcio. È difficile metterci milioni ogni anno, solo i Berlusconi possono. Noi vogliamo distribuire gli oneri. Le banche locali ci danno una mano, ma non possono fare loro gli imprenditori”.
Emilio Mariotti
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