“Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”. L’eccezionale vittoria del Siena sull’Inter al Meazza potrebbe essere raccolta tutta in queste poche parole di Francesco d’Assisi, senza dover scomodare continuamente la retorica, l’estetica o più semplicemente la poetica dei momenti di gloria. Anche se per raccontare la “prima” senese nella Scala del calcio ogni commentatore vorrebbe indossare molto volentieri la giacca di Gianni Brera, trovare aggettivi superlativi e magari qualche nomignolo. Perché il tifoso, si sa, è esigente, non gli basta il”campione”, vuole anche la poesia ed il soprannome e il Siena che a San Siro ha vestito i panni della “Big” relegando l’Inter ad una comparsata da “provinciale” senza identità, ha scritto un racconto unico in una giornata in cui, oltre ai tabù da sfatare, c’erano in palio punti pesantissimi per il futuro in campionato.
Oltre la storia Ma la gara perfetta della Robur a Milano racconta da se l’evento e va oltre perchè racchiude molto più del semplice risultato storico. A partire da quella fievole lucina della salvezza che adesso è sempre più nitida e piena di speranza, segno che qualcosa si sta muovendo velocemente e che il tunnel buio della penalizzazione è quasi alle spalle. Poi l’entusiasmo coinvolgente dei tifosi che, pur dimostrando sempre e in ogni momento fiducia e vicinanza ai bianconeri, hanno ottenuto la risposta chiara e forte che la squadra non mollerà mai. E ci sono poi segnali convincenti di crescita, di un gioco maschio e maturo che partita dopo partita sta trovando il giusto equilibrio tattico. La scelta di mister Serse Cosmi di adottare il 3-4-2-1 con D’Agostino in regia, Vergassola in versione diga, Del Grosso e Angelo esterni con due piedi buoni come Rosina e Ze Eduardo in appoggio a Calaiò sempre più importante per il gioco della Robur, ci consegna una squadra di forte impatto tecnico-tattico. A cui, ovviamente, si devono aggiungere la “nuova” difesa (Neto, Paci, Felipe) consapevole delle proprie forze e soprattutto un portiere come Pegolo che sta confermando maturità e grandi doti tecniche. In attesa di vedere all’opera Bolzoni, Martinez, Campos Toro o vedere confermarsi Verre, Bogdani e Larrondo, oltre alla crescita di D’Agostino, i bianconeri sono entrati in possesso di una carta d’identità ben precisa che il direttore sportivo Antonelli ha saputo costruire in una estate torrida e difficile.
Siena protagonista In un campionato di livello mediocre come quest’anno, il Siena di Cosmi può recitare una parte da assoluto protagonista tenendo conto che la quota salvezza, a meno di eventi eccezionali, potrebbe fissarsi a 38 punti anziché a 40. E’ una sensazione, più che una convinzione, ma non è un paradosso sottolineare che in un campionato così equilibrato la solidità del gruppo, l’ordine tattico ed il gioco di squadra fanno più differenza della giocata singola del campione. Ecco perché in quel triangolo magico che al Meazza ha portato al primo gol, Vergassola-Calaiò-Vergassola, c’è più freschezza e consistenza rispetto alla esaltante retroguardia Ranocchia-Juan Jesus, nonostante i due giocatori bianconeri sommino 66 anni in confronto ai 45 anni dei due giovani nerazzurri.
Ora il Bologna Il Siena non vinceva in serie A dall’aprile scorso, addirittura non aveva mai vinto al “Meazza”. Il trionfo contro l’Inter è anche il trionfo dell’emozione, della felicità di Vergassola e di Valiani che hanno realizzato i gol del successo, è l’emozione urlata da Cosmi al triplice fischio finale e del saluto della squadra ai tifosi che dall’alto del Meazza sventolavano i vessilli bianconeri. E’ stata l’emozione del rientro a Siena, dell’accoglienza e dei cori degli sportivi senesi, dell’odore acre dei fumogeni che dentro gli stadi non possono più brillare, ma che nella strada verso il ritiro della Robur hanno fatto tornare alla mente momenti indimenticabili. E quello di domenica è uno di quegli istanti che durano una vita. Ma ci sarà tempo per rileggere l’impresa, adesso bisogna guardare avanti. Giovedì torna il campionato, è fondamentale stare con i piedi per terra perchè con il Bologna sarà uno scontro diretto. La storia non può e non deve fermarsi al Meazza.
Andrea Bianchi