L’esordio in campionato ha sempre un sapore particolare, da gustarsi con tutti i suoi interrogativi, piacevoli sorprese, spunti di riflessione. Quello del Siena, domenica sera contro il Torino, è stato più un tentativo di esorcizzare le paure e i timori di iniziare la stagione con una penalizzazione pesante (-6 per il patteggiamento nell’inchiesta sul calcio scommesse) e tanti punti interrogativi per la “rivoluzione” avvenuta questa estate sia in panchina sia nella rosa, ma anche all’interno della società con tante partenze, contratti scaduti e non rinnovati e una “desenesizzazione” evidente. Più che altro è l’ossatura bianconera che è cambiata profondamente rispetto allo scorso anno, se ne sono andati via i migliori elementi come Rossettini, Brienza, Gazzi e Destro, i nuovi leader su cui fare affidamento sono diventati D’Agostino e Mannini che fino alla passata stagione erano rimasti più ai margini che nell’epicentro del progetto, infine la bufera calcioscommesse ha privato la squadra di Vitiello e Terzi, perni della difesa, oltre a Larrondo e Belmonte. In tutto questo temporale estivo, la Robur si è aggrappata alla grinta e all’esperienza del suo nuovo allenatore Serse Cosmi che alla sua “prima” panchina senese sbraita, si infiamma, corre a destra e a sinistra ed urla al cielo per indicare ai suoi uomini di chiudere un varco, di raddoppiare su Bianchi o riuscire a cogliere una ripartenza che possa determinare il gol vittoria. Un tarantolato, insomma, che si affida ad uno spregiudicato 3-5-2 e a cui fa da contraltare l’aplomb del nuovo direttore sportivo Stefano Antonelli che, sornione, ha osservato con attenzione i giocatori che è riuscito a regalare al tecnico, in attesa di concludere il mercato in entrata con un nuovo attaccante. E così, al Rastrello di nuovo vestito a festa, arriva un pareggio che non scompone l’equilibrio in campo e in classifica delle due squadre e che permette ai bianconeri di fare il primo passo per la rincorsa al miracolo salvezza.
Se ne va in archivio una prima partita caratterizzata da troppi timori e agitazioni nel primo tempo, spumeggiante e anche divertente nella seconda frazione. Per provarci a cogliere finalmente il record dei punti, che significherebbero poi annullare l’handicap iniziale e conquistare l’ennesima permanenza in serie A, ci vogliono nervi saldi e lavoro continuo, con il giusto entusiasmo e la massima concentrazione. Ma ci vogliono anche giocatori che possano fare la differenza così come lo scorso anno Moralez, Schelotto e Denis lo fecero per l’Atalanta. Dove non può arrivare con il talento, il Siena può giocarsi la sua arma migliore, quella del gruppo. La personalità talvolta riesce a sopperire i vuoti che si creano e a dare lo slancio per raggiungere l’equilibrio perfetto. Con l’aiuto di tutti.