Ad agosto si analizzava l’entrata in scena del VAR come una delle più grandi rivoluzioni del calcio. Ed infatti, dopo qualche mese, la percezione delle partite è cambiata: esultare a un gol, per un tifoso, è diventato quasi un gesto che arriva in differita alla verifica che il gol sia del tutto regolare. Allo stesso tempo, si ha la certezza che ogni azione venga controllata non solo dall’arbitro. Anche i numeri sono dalla parte dello strumento tecnologico: in 210 partite, ci sono state 1078 verifiche e 60 correzioni di decisioni arbitrali, di cui 11 errate. I numeri derivano dall’ultima assemblea tra allenatori e arbitri sullo strumento, che hanno analizzato come si sia passati dal 5,6% di errori al 1% senza VAR.
Eppure, c’è una frangia di addetti ai lavori che ancora non si è abituata. Diciamo che, se uno degli obiettivi del VAR era quello di calmare le polemiche, purtroppo ciò non è avvenuto. Con la scusante dello strumento tecnologico, infatti, ogni errore viene percepito come gravissimo e ciò fa imbufalire tecnici e dirigenti della squadra che lo subisce. “Chi lo contesta è una frangia minoritaria di tifosi e addetti ai lavori che lo fa per partito preso”, sono le parole in esclusiva per Bwin di Luca Marelli, ex arbitro di Serie A che usualmente commenta le decisioni dei direttori di gara sui suoi profili social. “Parliamo di una decina di errori su oltre mille episodi valutati e 50 decisioni cambiate correttamente che avrebbero, altrimenti, influito sul risultato. L’impatto sul campionato è senza dubbio di enorme positività e non sono solo questi i benefit. Non ci sono più proteste in campo ed è completamente sparita la prova tv per condotta violenta”, continua Marelli.
A Marelli è stato chiesto se c’è qualcosa che si potrebbe cambiare per rendere, magari, il VAR ancor più efficiente e magari placare le polemiche che sono ancora in atto. “C’è da dire che siamo ancora in fase di sperimentazione” – le sue parole – “quindi non parliamo dell’utilizzo definitivo del mezzo. Sulle migliorie rispondo che il protocollo andrebbe migliorato in merito alla dizione di ‘chiaro errore’, che nella realtà significa tutto e niente. Si dovrebbe parlare di ’possibile errore’, il che lascerebbe un margine decisionale all’arbitro centrale, che oggi è troppo vincolato all’intervento ei VAR sulla base dell’errore che viene qualificato come chiaro”.
E cosa rispondere a quelli che credono che l’utilizzo della tecnologia ‘disumanizzi’ lo sport? Marelli non ha dubbi: “La tecnologia oramai fa parte della nostra vita in tutto. In molti sport è presente, ed è vero che il calcio è differente da essi, ma dobbiamo arrivare a un punto in cui esso sia deciso dalle giocate dei calciatori e non dall’errore dell’uomo. Il fattore umano, inoltre, nel calcio rimarrà sempre, perché parliamo di uno sport di contatto e, ovviamente, è impossibile controllarli tutti attraverso l’uso della tecnologia”.
Il bilancio, fino a oggi, resta positivo, considerando soprattutto che ci troviamo in un periodo di transizione. Ma basterà a placare tutte le polemiche e a mettere tutti d’accordo? Speriamo sicuramente di sì.