Questa è l’intervista rilasciata al Corriere di Siena da Matteo Betti prima di iniziare la sua avventura alle Paraolimpiadi di Londra.
Andrea Bianchi
SIENA E’ il giorno di Matteo Betti. Lo schermitore senese, contradaiolo del Nicchio, alle 10.30 darà l’assalto alla medaglia d’oro nella categoria A di fioretto delle Paraolimpiadi che sono in pieno svolgimento a Londra. Betti, campione del mondo in carica, parte con i favori della vigilia e spera che dall’Italia, e soprattutto da Siena, possano arrivare la spinta e l’eco del tifo fino all’interno dell’Excel della City dove sarà protagonista a partire dalle eliminatorie. Dopo i tanti messaggi di auguri, soprattutto su Twitter (potete trovarlo all’indirizzo @MatteoBetti1) cercherà di equilibrare le emozioni, quelle che gli furono fatali quattro anni fa a Pechino dove, anche allora, era l’atleta più atteso: “E’ ovvio – spiega Matteo Betti – che le sensazioni che la Paraolimpiadi, o Olimpiade che sia, è in grado di trasmettere sono uniche e sempre nuove. Anche per chi come me non è alla sua prima esperienza paralimpica, dopo Pechino. Ogni momento, che sia la sfilata sulla pista dello stadio con 90mila persone intorno e il resto del mondo collegato in televisione, oppure ogni piccolo gesto di quotidianità vissuto al villaggio, piuttosto che durante degli ultimi allenamenti prima di oggi, tutto ha un sapore particolare. Siamo pronti, e l’atmosfera di Londra saprà darci quella carica positiva per farci fare il salto di qualità”.
Quante possibilità hai di portare a casa una medaglia?
“Di medaglie non voglio parlare. Sappiamo come ci siamo preparati per questo evento e come sono andate le gare di Coppa durante la stagione. Arriviamo nella migliore condizione possibile, fisica e mentale, ed è importante per approcciare la gara nel modo giusto fin dal primo assalto. Poi conosco bene le aspettative dei tifosi, perchè fortunatamente in Italia da un atleta di scherma ci si aspetta sempre che vinca incontrastato. Non è così automatico, purtroppo”.
Convinto di farcela? Gli avversari più difficili?
“A Londra siamo arrivati a qualificarci in 16, e tutti di nazioni con grande tradizione schermistica. Ogni avversario ha guadagnato la qualificazione e quando tira contro l’Italia da il 200%. Esempio eclatante è stata l’eliminazione olimpica del numero 1 del mondo di fioretto maschile (Cassarà, italiano) da parte di un atleta egiziano. Questo ci costringe a fare la massima attenzione contro chiunque, per evitare passi falsi. Hong Kong, Ungheria, Francia e Ucraina si presenteranno in pedana con ottimi atleti, ma gli avversari più temibili saranno al solito, i cinesi”.
Quanto hai lavorato per questa Olimpiade?
“Moltissimo. La preparazione non è stata sempre facile, ma noi atleti di sport “minori” siamo abituati ad allenarci anche in condizioni “di fortuna”. Fortunatamente, lungo il cammino per Londra ho potuto disporre anche dell’aiuto fondamentale del Gs delle Fiamme Azzurre. La Paralimpiade poi, ti ripaga di ogni goccia di sudore versata durante il quadriennio. Mi sono allenato a Roma, per buona parte della preparazione, ma sono felice di essere tornato a casa al Circolo Scherma Uisp Siena giusto in tempo per l’appuntamento più importante”.
Cosa vuoi dire ai tuoi tifosi, alla città di Siena?
“In questi giorni ho ricevuto tanti sms, mail, tweet di incoraggiamento da parte di tantissime persone. E’ molto bello. Amici, compagni di squadra e di allenamento, ma non solo. Tanti senesi ci hanno tenuto a farmi sentire il loro tifo. Dopo la cerimonia ho ricevuto una calorosa mail dal Rettore dell’Università di Siena che mi ha inviato i suoi auguri personali e di tutto l’Ateneo. Fa piacere, anche perché dopo un po’ di meritato riposo, mi impegnerò per terminare il mio corso in Comunicazione, lingue e culture”.
Forza Matteo, Siena è con te.
“Grazie. E’ solo una cabala, per carità, ma la prima gara è oggi, 4 settembre. Per un senese, è una data particolare”.