Il coach della Mens Sana Paolo Moretti analizza la sua nuova squadra
Basket, famiglia e acque del Basso Adriatico per l’estate di coach Paolo Moretti che a roster fatto della Mens Sana Basket 1871 non può sottrarsi a qualche dichiarazione in merito.
– Buongiorno coach, allora con una squadra tutta nuova, giocatori ancora sparsi in tre continenti e quasi due mesi e mezzo che ci separano dal giorno in cui i due punti conteranno, siamo a chiederti della tua Mens Sana. Troppo presto?
“Dipende. So bene che il frutto è già maturo e che sia tifosi che addetti ai lavori sono già all’opera per trarre impressioni, condividere valutazioni, fare critiche, chiacchierare insomma, della Mens Sana del futuro. Sono le regole del gioco che io, in quanto allenatore adulto, conosco bene. Soprattutto quando si è chiusa una squadra tutta nuova, che sarà gestita da uno staff tutto nuovo, alla vigilia di una stagione molto particolare che prevede tre promozioni ma anche cinque retrocessioni, con una partenza da -3 in classifica ed a organizzare il tutto c’è una Società che è essa stessa tutta nuova, ora che ha trovato un primo bilanciamento dopo alcune stagioni delicate”.
– Quindi ci dice che bisogna parlare soltanto di obbiettivi della campagna acquisti?
“Beh, non solo. Il primo obbiettivo, e più importante di tutti è quello di diventare Squadra. Io sto cominciando a pensare al primo discorso da fare ai giocatori. Chiederò loro di rendersi disponibili a creare l’un l’altro e con il coach, un rapporto solido, di fiducia totale. Parlare il prima possibile un linguaggio tecnico semplice e comune è esigenza primaria. Sarà’ fondamentale che si formi con sollecitudine la così detta chimica di gruppo da costruire con la loro disponibilità e il loro sacrificio”.
– Con quali criteri vi siete mossi sul mercato?
“Ne avevamo tre. All’inizio, ancor prima di pensare a strutturare un filone tecnico tattico, abbiamo definitivo che cercavamo buone persone con pesonalità, motivate dal fatto stesso di venire o tornare a Siena. Il secondo criterio è stato quello della duttilitàtecnica. Per qualche coach rappresenta un difetto il fatto non avere una cosa in cui eccellere; per me è sicuramente un pregio poter allenare giocatori che hanno la qualità di poter interpretare più ruoli in campo e la capacità di essere utili per la squadra in diversi modi. Il terzo criterio che ho personalmente cercato in ogni colloquio con i giocatori è stato l’ambizione, cioè la volontà di venire a Siena a perseguire i propri obbiettivi personali e individuali in armonia con quella che è la storia della Mens Sana Basket e nella consapevolezza del momento che sta vivendo”.
– Ci sono già idee di sistema di pallacanestro che metterai in atto con la Mens Sana?
“L’idea è che avremo nove giocatori nelle rotazioni: cinque ali e quattro guardie. Le cinque ali copriranno i ruoli dal 3 al 5, le quattro guardie quelli dell’1 e del 2 e, in caso di esigenza tattica anche il terzo ruolo sul perimetro. Il nostro complesso difensivo dovrà essere solido. La base sulla quale costruire la nostra stagione. Il Dna difensivo del gruppo è una caratteristica cercata in ogni giocatore firmato e sarà il marchio di fabbrica della squadra. Secondo la mia visione, la squadra cercherà di attaccare sempre nei primi otto secondi dell’azione per trovare canestri facili prima che la squadra avversaria completi il suo schieramento; e quando questo non sarà possibile, a metà campo infine avremo alcuni punti di forza che dovremo costruire grazie alle letture dei vantaggi che avremo in quel momento sul campo”.
– Hai parlato di nove giocatori, ma in panchina ce ne saranno dieci o dodici…
“Stiamo infatti lavorando a chiudere il pacchetto dei giocatori giovani a supporto e a sostegno della prima squadra. Oltre alla priorità di occuparsi del loro sviluppo e della loro formazione, il loro obbiettivo dovrà essere quello di soffiare sul collo dei colleghi senior per guadagnarsi – con merito – minuti la domenica con la squadra di serie A. E’ giusto che ci sia questo stimolo per i giovani ed è giusto che nessuno in prima squadra si faccia un’idea alla Checco Zalone del posto fisso”.
– Le prime discussioni sui social avanzano timori per una presunta leggerezza del settore lunghi e per una panchina non troppo profonda…
“La scelta di avere quattro guardie in squadra, tutte in grado di giocare il ruolo di play, anche se con caratteristiche differenti, è una caratteristica che ho cercato per tutelare la squadra nel ruolo che ritengo più importante e fondamentale. Anche a costo di rinunciare ad un centro puro. Per quanto riguarda la profondità della panchina sono soddisfatto. I due ragazzi più giovani del roster dei senior – Todor e Ion – sono scelte su cui investiremo in tempo e in lavori straordinari. Da loro due, io per primo, mi attendo grandi passi avanti. Le loro strepitose carriere giovanili non hanno avuto al momento una corrispondenza nella carriera da senior ma i loro margini di miglioramento sono veramente molto ampi”.
– E’ troppo presto per parlare di impegni di pre-season?
2A breve ufficializzeremo, La squadra dal raduno al campionato giocherà dieci partite; cinque di esse saranno giocate a Siena o negli immediati paraggi”.
– Chiudiamo con il tuo doppio impegno di quest’anno accanto a Maurizio Lasi…
“Sono estremamente contento e orgoglioso del fatto che siamo riusciti ad assicurarci le prestazioni di Maurizio, un’ottima persona, un ex giocatore di Mens Sana e un allenatore di grandissimo spessore. Davanti a noi abbiamo un cammino che è reso non facile dal fatto che abbiamo insieme deciso di invertire le priorità, cioè non cercheremo i risultati ma la costruzione dei giovani atleti. Un compito reso difficile dal fatto che oggi in Italia non è agevole organizzare un settore giovanile e dal fatto che a Siena dobbiamo oggettivamente confrontarci con tagli al budget che vanno rispettati. Sarà l’anno zero del progetto giovanili della Mens Sana; il nostri grandi obbiettivi sono quelli di costruire buoni allenatori, fare diventare i bambini che usciranno dal centro Minibasket della Polisportiva, ragazzi e poi giovani con una sana formazione educativa e sportiva, e infine di poter vedere in campo con la nostra prima squadra, fra qualche anno giocatori che siano il frutto del nostro lavoro”.