di Claudio Pea
Sinceramente mi spiace un sacco per la Gazzetta dello sport che ci è rimasta da cani. Anche se ha tentato invano di non darlo a vedere precipitosamente togliendo il nastrino nero dall’angolo, in alto a sinistra, dell’ultima pagina dell’edizione di giovedì. Quella interamente dedicata da una settimana all’Emporio Armani e improvvisamente svanita nel nulla dopo la tragica serata del Forum. Assieme ai suoi eroi di cartapesta, da Langford a Bremer, che nessuno però ha fatto anche in tempo a buttare giù dalle torri milanesi prima che ci riuscissero Carraretto e Moss. Peccato perché erano tanti bei soldini… Ho visto (vice)direttori piangenti più dei salici sulle rive del Lambro e redattori in rosa col lutto al braccio e la morte nel cuore. Poveretti, mi hanno fatto una volta ancora pena. Avevano scavato da tempo la fossa per seppellire Siena. Dopo aver coperto di fango persino Hackett. Con i picconi e le vanghe fornite ovviamente dall’Emporio Armani. E invece hanno dovuto partecipare al funerale dell’armata brancaleone di Livido Proli. Così tanto per vedere, come cantava Jannacci, se la gente poi piange davvero… Tutta la Banda Osiris certamente no. Cominciando da Orate Frates che anzi hanno visto l’altra notte sui Navigli che sbandava paurosamente, ubriaco di felicità, e offriva da bere a tutti per brindare col Don Perignon alla fine del Don Gel che prima di Natale l’aveva scaricato senza dirgli nemmeno il perché. Mentre Cicorino Cicoria cercava di spiegare a Cicciobello, più furioso che Tranquillo, d’avercela messa davvero tutta per affossare definitivamente Siena prendendo per mano Cerco Begnis e Sardella in saor, ma ai fantasmi dell’Armani non poteva regalare anche quell’animus pugnandi che non si compra in farmacia. E nemmeno dal droghiere di Sky… Sinceramente mi spiace anche moltissimo che Sergio Scariolo se ne sia tornato in Spagna a giocare a golf nella Costa del Sol: fosse rimasto infatti a Milano, sarebbe stato una garanzia di successo per tutti gli altri allenatori d’Italia. Come lo è Zeman nel folber. O lo era Stramaccioni nell’Inter. Intanto il Livido Proli ha promesso di fare un passo indietro. Gli credo, ma per me può stare (e rimarrà) anche dov’è. Visto che il burrone alle sue spalle è minimo a tre, quattro passi… Quanto all’uomo Olimpia che dovrebbe prendere il suo posto alla presidenza del club, gli sconsiglio Dan Peterson, che mette ormai più tristezza di una cena tra ex allievi della maturità o del raduno dei vecchi baskettari che re Giorgio Buzzavo decaduto e (de)cadente ha miseramente organizzato sabato alla Ghirada. Semmai gli suggerisco quel simpaticone di Denbinsky, o come cavolo si scrive, la cui fede per Milano è a prova di bomba. Tant’è che dopo i funerali dell’Armani, celebrati da monsignor Buffa, solo Claudio Sabatini è riuscito a dissuaderlo dall’insano gesto di buttarsi giù dal cornicione. “Eh no, mio caro, non puoi rubarmi anche questa scena”, l’hanno sentito urlare disperato e non ancora rassegnato al fatto che nemmeno il Carlino da settimane gli dedica più manco mezza riga d’intervista… Neanche la Gazzetta in verità si rassegna all’idea che Siena possa vincere il settimo scudetto di fila proprio nell’anno della recessione economica della Montepaschi e degli acquisti folli dell’Armani. E così non ha dato molto peso alla vittoria di sabato dei campioni d’Italia a Varese incensando invece il raduno dei dinosauri benettoniani a Treviso e semmai raccogliendo le idiozie sparate a caldo da Vitucci nel dopo sconfitta. Attento Frank, te lo sussurro da amico e compaesano: non cadere anche tu nella trappola che ti stanno tendendo i giornalisti “falsi e meschini”, come giustamente li ha definiti Hackett, i quali, piuttosto di riconoscere la grandezza di Messer Minucci, hanno preferito credere all’aria rancida di Don Gel o alle gratuite accuse di Proli e Langford ai senesi o persino alla storia dei comunisti che mangiano i bambini… E comunque sapete cosa vi dico? Che dovete cominciare a darmi più bada. Soprattutto adesso che sono diventato per la terza volta nonno, finalmente di una femmina (Sofia), e per la seconda sono sopravvissuto a uno dei tanti coccoloni che quotidianamente mi mandano dalle terre del Carroccio. Non mi sbagliavo infatti quando a gennaio ho tirato le orecchie a Din Don Dan Peterson perché si era dimenticato d’inserire Luca Banchi sul podio dei migliori allenatori dell’anno e tra i primi tre papabili ci aveva messo persino Pierino Bucchi. Per me Banchi è stato invece quest’anno il numero uno. Non di una, né di due, ma di tre lunghezze su Marco Calvani, ottimo secondo e pure lui ignorato da certa critica “falsa e meschina”.Quanto a Vitucci rischia sul serio di perdere anche il terzo posto in vantaggio di Max Menetti e non tanto perché probabilmente Frank non giocherà la finale per il titolo, ma perché cani e porci lo stanno proponendo a Proli. E a me i raccomandati non sono mai piaciuti. Specie se dalla Gazzetta o dalla Banda Osiris…