Mors tua vita Pea: deliri e champagne nel maggio dei playoff
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Ho il prurito. Dove? Anche ai polpastrelli. E allora scrivi, dai, poltrone! Okay, però come viene viene. Di getto, senza pensarci due volte su. Massone su massone: a muro e a muso duro. E senza rileggere. Come fa l’Orso Eleni, maestro in tutto, anche nell’intrigarmi coi millantatori longobardi che devono solo pregare di non venirmi a tiro. Criptico? Forse, ma non più di Don Gel. Incazzato? Moltissimo, ma non meno della Cremascoli che finalmente ha capito di essere stata presa in giro. O almeno sinceramente lo spero. Per il suo bene: lo giuro. Minaccioso? No, però a tutto c’è un limite, anche alle guerre tra guelfi (pochi) e ghibellini (fastidiosi da quanti sono). Ieri, oggiAggiungi un appuntamento per oggie domaniAggiungi un nuovo appuntamento per domani a Siena dove qualcuno vorrebbe venire a morire. Io invece a vivere con l’animo sereno. Magari nella cascina dell’amico Vieri tra le colline del chianti e gli ulivi. Guardando il tramonto del sole e già gustando lo stufato di cinghiale della sua signora. Giovedì il dentista che mi fa però meno paura delle bande che insultano e odiano la Montepaschi e la Juve. Venerdì a Bologna per la festa del Lorenzaccio Sani al quale voglio bene come a un fratello o come lui ne vuole a Willy: l’Happy Hand 2012, di cui vi racconterò presto tutto con piacere. Ci saranno anche Albertone Bucci e il Vate Bianchini che parleranno di “Sfide impossibili” con Laura Rampini, l’unica paracadutista paraplegica al mondo con oltre 300 lanci all’attivo. E sabato a Pesaro facendo magari prima un salto da Alceo che ho rivisto volentieri seduto in prima fila accanto a Franco Del Moro, un presidente che mi piace a pelle. Frugando nel tempo perduto, tra un risottino allo champagne e gli scampi reali, quando persino Don Gel era un simpatico giovane alle prime armi e quelli dell’Inferno, tra i quali il Del Moro ragazzino, mi avrebbero voluto ammazzare perché avevo scritto che SuperDino, colpito alla tempia da una monetina, aveva fatto benissimo a fingersi moribondo sul parquet. Altre scosse di terremoto, anche nel mio Veneto, ma ora basta: adesso è proprio ora di finirla. Non se ne può più. E basta anche con gli ultras di Cantù che sputano in faccia ai giocatori avversari: Hackett aveva solo esultato, ma evidentemente al Pianella, che andrebbe subito preso a picconate, questo è permesso solo a Gas Gas. Però potevate dirmelo che domenica è finito il Ghiro d’Italia così almeno ora saprei chi l’ha vinto. Sarà stato anche lui dopato? Tempo al tempo. Intanto stasera vedremo sulla Rai l’Armani con l’Artiglio Caja che cercherà di smorzare le grida del tifoso Denbinsky o come cavolo si chiama: a me viene molto più facile chiamarlo Cita, perché scimmiotta (male) Tranquillo, e così non ci penso tanto su. Sì, a volte mi ripeto: lo so. Sono un vecchio rincoglionito e allora? Dicevate la stessa cosa vent’anni fa anche di Din Don Dan che per me resta invece sempre il numero uno in tivù. Come lo è diventato adesso Nicolò. Con due o una ci? Fa lo stesso: il Trigari insomma, ci siamo capiti. Però dal Forum non aspettatevi sorprese: la Scavo è stanca e non si regge in piedi. Magari tra due giorni, quando avrà ricaricato le pile, sarà forse un’altra storia, ma fermare Hairston sarà pur sempre un problema per l’uomo Dalmonte. Malik Hairston che a Milano guadagna il triplo dell’anno scorso alla Montepaschi: meditate gente, meditate, e poi fatemi un piacere: non venitemi più a raccontare che Siena costa comunque di più. Nel qual caso sareste in malafede totale e all’inferno vi manderò con un bel calcio nel fondoschiena. Perché dire culo non si può. Ieri sera a Siena c’era Eze, fresco come una rosa e felice come un bambino. E il palazzo di via Sclavo tutto in piedi l’ha acclamato come un dio. Un dio nero. Perché no? A un buontempone di collega è venuto allora in mente d’intervistarlo, però “prima – si è chiesto con una spettacolosa faccia da finto tonto – dovrò chiedere l’autorizzazione all’ufficio stampa dei jeans?”. Ma va là. Nei giorni scorsi ho letto su Repubblica una bella intervista di Emanuela Audisio a Meo Sacchetti che le ha raccontato il suo basket champagne che mi piace da morire come il Veuve Clicquot che non manca mai nel mio frigider. Un basket che ti lascia la bocca buona. Soprattutto a Siena, verrebbe da aggiungere. Certamente sì, ma se Sassari non avesse giocato sempre in questo modo, magari meno vedova allegra in difesa e più scoppiettante in attacco, non sarebbe adesso ad un tiro di schioppo dai preliminari d’Eurolega e comunque con la Montepaschi di ieri sera avrebbe perso lo stesso. Anche giocando con il freno a mano tirato e centellinando i tiri da tre. Una Montepaschi alla quale non è passata la sete di vincere ancora. Una Montepaschi che anzi ha molta fame e che non vede l’ora di mangiarsi pure Milano. Mentre Cantù starà davanti alla tivù, come cantano a Siena, e i suoi eroi, celebrati come tali lo stesso dalla Gazzetta e il Corrierone, vedranno la prossima Eurolega con il binocolo. Contenti loro, contenti tutti. Anche la Cremascoli? Forse no. Tanto più che, invece di combattere al fianco di Proli contro Siena, la presidentessa dei cugini di campagna avrebbe semmai dovuto far la guerra all’Armani e prima i conti con l’oste di Pesaro.