Torno in pista citofonando subito a LaMonica solo per fargli sapere che ho apprezzato moltissimo il suo commovente tentativo di tenere in piedi, a suon di tecnici, la piccola Cantù, altrimenti spazzata via dall’orgoglio senese oltre i 13 punti con i quali l’immenso Moss e il fratelli d’Italia hanno alla fin fine stravinto ieri sera a Desio. Lui ce l’ha messa veramente tutta, credetemi, ed è un grande peccato che gli sia andata decisamente storta, ma più ancora sono dispiaciuto, e quasi affranto, dal fatt(acci)o che la gazzetta abbia ignorato il suo nobile gesto arrivando all’assurdo di non spendere neanche una buona mezza parola in favore dell’encomiabile fischietto pescarese che pure in via Solferino, a Milano, ha un sacco di amici e d’estimatori. O forse è proprio per questa ragione che di LaMonica non c’è traccia nella cronaca e nelle pagelle di Cantù-Siena finita, a dispetto dei santi longobardi, 54-67 per la squadra di Luca Banchi? Perché non ci ho pensato prima? Già, perché? Perché sono uno scemo (con l’accento sulla e) e un eterno povero illuso che ogni mattina si fa il fegato grosso leggendo quel giornale che sponsorizza l’Inter e civetta con l’Armani, detesta la Juve almeno quanto Siena e non sbatte la Montepaschi in prima pagina nemmeno se vince con il Maccabi e dà una lezione, soprattutto d’umiltà, a GasGas Trinchieri. Direte voi: ma perché allora non fai come tuo figlio che non compra più la gazzetta da un paio di lustri a questa parte neanche se glielo ordina il dottore o se lo supplicasse a mani giunte la bella consorte che a maggio gli darà il secondo figlio e a me il terzo nipote? Perché delle due l’una: o sono più masochista del Caimano che vorrebbe ripresentarsi alle elezioni o sono più curioso di una scimmia. Propendo decisamente per la seconda ipotesi: voglio infatti vedere sino a che limite possono arrivare la vergogna e la faziosità in questo mondo di vecchia carta straccia buona sola per involgere i pesci che puzzano dalla testa e buttarli nel bidone dell’immondizia. Al tempo stesso però mi chiedo anche sin dove potrà arrivare la pazienza infinita della Montepaschi? Spero non oltre Natale altrimenti m’arrabbio e non per scherzo. La pentola è piena e l’acqua è bollente. Che ci vuole dunque a togliere il coperchio? Niente. Altrimenti il nostro Lamonica penserà di averla anche stavolta fatta franca e la prossima non s’inventerà di fischiare tre assurdi falli tecnici contro Banchi, Brown o Hackett, ma troverà anche il modo di punire Marione Kasun solo perché, seduto svogliatamente in panchina, si è infilato le dita su per il naso o perché il povero Rasic non ha ben digerito la pizza e birra dei Gabellieri e gli è scappato un ruttino pur mettendosi educatamente la mano davanti alla bocca. D’accordo, a basket s’arbitra in tre, e non in cinque o in sei come nel calcio moderno, ma se Lo Guzzo e Calbucci valgono come il due di spade o il due di bastoni quando la briscola è ori o danari, capirete allora che per Lamonica, erroneamente considerato dalla gazzetta dei mie stivali il numero 1 della categoria, sarà sempre più un gioco da ragazzi indirizzare il match a favor del vento che Don Gel ha da tempo indicato più per salvarsi la ghirba che per spazzar via l’inesistente aria rancida. Intanto tutti insieme preghiamo perché Scariolo non perda a Vitoria nei Paesi Baschi. Altrimenti lo cacciano davvero e Milano potrebbe tornare sul serio a vincere il tricolore anche se lo allenasse la mia cara Nonna in Scariola. Mentre se Topo Gigio Gresta s’illude di averla passata liscia soltanto perché sono già arrivato alla cinquantesima riga del mio tormentato pezzo, si sbaglia anche lui di grosso. Mi sono infatti stufato di fare il pesce rosso in barile e di guardare i topi che ballano. Impuniti e senza vergogna. Anche a costo di scrivere un giorno sì e l’altro pure. Togliendomi di dosso la ruggine e, già che ci sono, anche la pigrizia che mi prende ogni qual volta vedo un mondo che scivola nella merda e non vorrei più sporcarmi le mani.